Da parte di Maurizio Landini non ci sarà nessuna apertura alla riforma sul lavoro. Il segretario della Fiom vuole essere sicuro che il massaggio arrivi proprio dove si trova il suo destinatario, ovvero il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che, a ben vedere, rischia di provocare conflittualità sociali significative rispetto, invece, a quanto non sia riuscito a fare il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. E cosi, se da un lato, Landini smentisce una sua eventuale discesa in politica, dall’altro, chiarisce che, a prescindere da tutto, non è l’attuale PD il partito che possa rappresentarlo. Legge di stabilità a parte, per il leader della Fiom, il premier deve tornare a discutere con i lavoratori e, soprattutto, dovrebbe mutare posizione sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Gli fa eco Susanna Camusso, segretario generale della Cgil che proprio ieri è tornata a tuonare contro la politica degli annunci e degli slogan dell’attuale esecutivo a trazione democratica. Adesso servono “risposte serie” perché l’alternativa, qualora non si riuscisse a trovare nessun punto di equilibrio e si dovessero avere nuove conseguenti chiusure, potrebbe finanche essere lo sciopero generale, eventualità peraltro già ampiamente minacciata dagli stessi sindacati.