Durante un’intervista rilasciata a “Il Tempo” qualche giorno fa, Giuseppe Scopelliti ha espresso le sue riflessioni riguardo alla sentenza del TAR della Campania. Il Tribunale amministrativo regionale ha sospeso il provvedimento del prefetto di Napoli sulla sospensione del sindaco De Magistris, condannato per abuso d’ufficio, e ha rinviato gli atti alla Corte costituzionale offuscando profili di incostituzionalità sulla retroattività della legge Severino. Con la correttezza intellettuale che lo ha sempre contraddistinto ha evidenziato le due diverse posizioni, accomunate però da una vicenda simile. «De Magistris è riuscito in ciò in cui molti altri hanno fallito» è questa la considerazione dell’ex-governatore calabrese, che continua «Io mi sono dimesso per una questione di principio e lo rifarei perché sono un uomo di destra. Io ho subito un’ingiustizia e da uomo delle istituzioni mi sono sentito in dovere di dimettermi. Ho compiuto questa scelta per effetto della sentenza, non della Severino: lo avrei fatto anche se quella legge non fosse mai esistita. In una terra come la Calabria le istituzioni vanno legittimate. Io sono stato delegittimato, ma non per questo ho delegittimato le istituzioni». E’ un passaggio, quest’ultimo, molto forte che esalta l’integrità morale dell’uomo Scopelliti che antepone l’orgoglio, l’onore e il rispetto delle istituzioni alle aspirazioni politiche. Il giudizio sulla legge Severino richiesto dal collega del tempo in una delle domande è ovviamente negativo. «Questa legge è fatta dal Parlamento, ma non tocca i parlamentari» ed infatti ad esclusione del caso di Silvio Berlusconi, la legge ha colpito solo amministratori locali. Il ricordo al governo Monti è automatico, la legge Severino, risale a quel periodo, il più nefasto per la Nostra Terra, in quanto gli si aggiunge anche la decisione della ministra Cancellieri che sciolse per mafia, (con una relazione rivelatasi subito molto approssimativa e poco aderente alla realtà) il Comune di Reggio Calabria capoluogo di provincia, un atto senza precedenti. Infine l’amara considerazione rilasciata a Daniele Di Mario è «Che siamo in un Paese allo sbando, dove è possibile tutto e il contrario di tutto, dove ciò che vale per alcuni non vale necessariamente per altri… La politica rimane sottomessa agli altri poteri».