Renzi: “il programma resta quello dei 1000 giorni, voteremo nel 2018”

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, pare associarsi a quanto precisato ieri dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, in merito alla tanto discussa prospettiva, indicata da chi si colloca fortemente all’opposizione, secondo la quale, con riferimento anche e soprattutto alle continue questioni di fiducia poste dall’attuale esecutivo, si possa tornare alle urne prima che si arrivi alla scadenza fissata, come si ricorderà, al 2018. Se il segretario del Pd, tuttavia, è stato sufficientemente chiaro quando ha ricordato l’arco temporale costituito dai famosi 1000 giorni per cambiare il Paese, non è stato sufficientemente onesto nell’ammettere che l’agenda stabilita non coincide affatto con quello che era stato deciso allorquando nacque il Governo Renzi. Un Governo che non gode della legittimità popolare e che, inizialmente, aveva proposto un tempo massimo di 100 giorni per attuare le riforme necessarie al Paese per ripartire

Punti-interrogativi-590x393Non se la prende il premier se in molti, ormai, mettono costantemente in discussione le sue parole, tanto più ove si consideri che, appena i dati segnano una discesa nei consensi, ecco che puntuali spuntano i famosi 80 euro che, al pari delle fantasiose promesse di Berlusconi delle ultime campagne elettorali, hanno ampiamente scatenato la fantasia della rete. Dai 100 giorni si è passati ai 1000 giorni, dalla tutela dell’articolo 18 si è passati a proporre la sua abolizione, dalle dure parole contro i vincoli nascenti dal patto di stabilità si è passati alla totale accettazione degli stessi. L’elenco potrebbe proseguire ma, per farla breve, ci si può anche limitare a sottolineare come il contenuto delle riforme proposte dalla compagine governativa sia drasticamente cambiato da settimana in settimana. In questo panorama sempre più controverso e traballante solo alcuni punti non sembrano essere in discussione, ovvero i tagli alla spesa pubblica e le dismissioni (cioè la svendita di quello che resta del nostro tessuto economico più importante). E’ inutile toccare l’argomento della pressione fiscale perché, confusione a parte, ciò che sia ha, almeno per il momento, sono solo gli slogan che promettono l’abbassamento del carico tributario che, secondo quando sostiene il Governo, dovrebbe essere la misura più importante della legge di stabilità.

europaNel frattempo, Matteo Renzi, nemmeno fosse un disco rotto, continua con la solita retorica delle riforme “profonde e coraggiose”, da quelle in ambito economico-fiscale a quelle istituzionali, passando per la giustizia. Una retorica che deve piacere molto alle istituzioni europee – commissione soprattutto – che, intanto, tra incertezze e perplessità, hanno concesso una lieve accettazione della legge di stabilità rimandando, tuttavia, al mese di novembre un giudizio più approfondito. Per adesso si sottolinea in particolar modo l’assenza di deviazioni particolarmente gravi delle regole sancite all’interno dei trattati, quelli che Renzi dice di voler cambiare ma che, al momento, chiacchiere  a parte, pare non siano oggetto di discussione. In discussione, invece, resta la possibilità di una eventuale procedura di infrazione che, secondo il Ministro dell’Economia Padoan, non è ancora scongiurata.

 

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About the Author: Luigi Iacopino