“Reggio, Reggini e Riggitani. Un viaggio attraverso la poesia dialettale dei maggiori poeti contemporanei:Nicola Giunta, Giuseppe Morabito, Giuseppe Ginestra e altri”
“Reggio, Reggini e Riggitani. Un viaggio attraverso la poesia dialettale dei maggiori poeti contemporanei: Nicola Giunta, Giuseppe Morabito, Giuseppe Ginestra e altri” è il tema di un incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos che si terrà giovedì 4 settembre alle ore 21,00 presso il Chiostro di San Giorgio al Corso con la partecipazione delle voci narranti Nanni Barbaro, Marilù Laface, Francesca Romeo e l’intervento di Francesco Ammendolia. Introdurrà la manifestazione Pina De Felice, Responsabile Poesia Associazione Anassilaos. Parteciperà il poeta Giuseppe Ginestra. C’era una volta la grande poesia in vernacolo reggina che da Nicola Giunta a Giuseppe Morabito non aveva mai mancato di far sentire la propria voce, voce di denunzia ora sarcastica e sdegnosa quando si trattava di colpire e ridicolizzare, in versi, il carattere e le abitudini dei Reggini, evidenziandone i difetti e le poche virtù; voce accorata e, talora rassegnata, allorquando “poeticamente” enumerava le difficoltà della città e le inadempienze della sua classe politica e dirigente; voce ancora malinconicamente nostalgica quando ricordava la città che era stata e non era più con le sue tradizioni, le sue feste, i suoi riti pubblici e privati, religiosi e laici. Di questa antica tradizione poetica e di questa generazione di poeti – scrive Stefano Iorfida presidente dell’Associazione Anassilaos in una nota dedicata all’incontro – scomparsi i grandi (insieme a Giunta e Morabito anche Ciccio Errigo, Luigi Campagna, Domenico Martino ed altri) restano in pochi a mantenere viva la poesia in lingua “riggitana”, (tra gli altri Giuseppe Ginestra e Arturo Cafarelli) ma è anche chiaro che con il tempo, questa magnifica tradizione, non vivificata e non arricchita dalle più giovani generazioni, che a Reggio come altrove in Italia e nel Mondo, privilegiano altre forme di comunicazione, sia destinata a scomparire. Una lingua quasi “morta” – è capitato nella storia anche recente – può essere restituita alla vita da un grande sforzo non soltanto culturale ma anche ideologico e politico, quale segno distintivo di un popolo che con essa rimarca la propria identità e presenza nel consesso di altre nazioni e popoli. Tutto questo non è ipotizzabile per il vernacolo in genere e per quello calabrese e reggino in specie. Così una poesia senza giovani non ha futuro e rischia, inevitabilmente, di scomparire anche per difetto di quelle raffinate conoscenze tecniche che hanno consentito ai poeti citati (uomini di grande cultura) di creare una poesia grande e universale alla quale possiamo ancora attingere. L’Anassilaos si sforzerà sia nei prossimi incontri che nei Lunedì della Poesia, di analizzare le ragioni della crisi allo scopo di restituire forza ad una tradizione che rischia di non avere “anima” e spessore contenutistico e non corrispondere più ad una reale ed intima esigenza espressiva.