17:40 – C’era da aspettarselo, prima o poi doveva succedere e così via. Questi i commenti che seguono la notizia a proposito dell’iniziativa indiana che ha visto la possibilità di iscriversi presso l’Università di Nuova Delhi per gli studenti appartenenti alla categoria del terzo sesso. L’introduzione di una terza opzione all’interno dei moduli di iscrizione a corsi, dottorato o master, dove assieme alla voce maschio e femmina appare per la prima volta una terza casellina da spuntare. In una sentenza risalente l’aprile scorso, la Corte Suprema indiana ha deciso di ampliare il riconoscimento delle pratiche civili e amministrative per coloro i quali risultano nella categoria “transgender”. La presenza e l’accettazione di un nuovo gruppo sociale lascia perplessi i conservatori, i quali puntano il dito sulla “vergognosa” sentenza, mentre alimenta le speranze di tutte le persone che vivono un costante disagio sessuale. Sono moltissimi i giovanissimi che nell’Est ricorrono facilmente ad operazioni chirurgiche per il cambio sesso, così come sono alti i rischi per la salute. Molti sono i centri ospedalieri che effettuano l’asportazione dell’apparato riproduttivo maschile, alcuni dei quali sarebbero riconosciuti nel campo della medicina come all’avanguardia. La preoccupazione è rivolta verso quei piccoli centri o studi privati dove tale operazione viene effettuata sotto una scarsa qualità medica, in condizioni igieniche precarie e disperate. Un’operazione che viene quotidianamente richiesta dai giovani che si sentono emarginati da una società cinica e poco comprensiva, stanchi di dover convivere con un disagio personale che ha un peso ulteriore se affiancato all’impossibilità di un’integrazione sociale adeguata. Un caso, quello dell’Università di Nuova Delhi, che mette una bandierina sulla mappa dei diritti dell’uomo, a prescindere dal proprio orientamento sessuale il più delle volte barbaramente discriminato.