La “social street” di ReActionCity ha chiuso una strada. Ma, come gli altri eventi della manifestazione di rigenerazione urbana e coesione sociale che in questi giorni ha trasformato Reggio in una “città-laboratorio” attraverso azioni collettive e racconti di storie che hanno anche coinvolto i cittadini, ha aperto teste e cuori. E, sebbene sabato sera abbia chiuso al traffico parte di una via Tripepi animatasi all’insegna di riflessione, socializzazione e divertimento, ha tracciato, appunto, una strada. Quella di una nuova Reggio metropolitana che, nonostante le difficoltà, può diventare inclusiva, coesa, innovativa, sostenibile, produttiva e creativa. La prima “social street” avutasi a Reggio si è caratterizzata per “RcStorming”, cioè un “aperitivo dell’innovazione” organizzato in collaborazione con i giovani di Confindustria Reggio, patrocinatori del progetto insieme al Comune di Reggio. Ad intervenire, davanti ad una folta platea di “urban makers”, ossia i giovani professionisti che hanno lavorato ad azioni e storie che verranno racchiuse nel docufilm dalla regia collettiva coordinata da Fabio Mollo, di “social makers”, ovvero “Pensando Meridiano” e le associazioni che hanno dato un contributo valoriale, teorico ed operativo a ReActionCity, e semplici cittadini incontrati sul territorio o accorsi in via Tripepi per scoprire questa esperienza, sono stati i due direttori del progetto insieme a Basilio Foti, cioè la professoressa Consuelo Nava e lo stesso regista Mollo, insieme al presidente dei giovani industriali Angelo Marra, a Domenico Rositano di “Calabresi creativi”, una degli “urban makers” Debora Cuscunà e a due rappresentanti dei numerosi “social makers” Laura Cirella di “Cortocircuito” e Santo Nicito dei “Pagliacci Clandestini”. «Stiamo facendo un qualcosa di rivoluzionario in città. Abbiamo messo insieme giovani, associazioni e cittadini guardando ad una parola “futuro” che ormai al Sud non sentiamo più. Un futuro nuovo che vogliamo realizzare con progetti ed azioni facendo rete. Un futuro di un nuovo “urbanesimo” che, però, non può prescindere da un nuovo “umanesimo”» ha detto la professoressa Nava, mentre «ReActionCity è stata una bellissima esperienza. sono felice di aver trasmesso il mio know-how a dei giovani per raccontare la nostra città. Sono emersi due fattori: i luoghi, posti simbolo della voglia di farli tornare a vivere, e il valore umano, quello di chi li vuole far vivere e di chi li vuole vivere» Mollo. «Come giovani industriali stiamo cercando di “scongelare” le risorse umane e progettuali per troppo tempo ferme. Ad esempio, attraverso fiducia, formazione e networking abbiamo coinvolto 400 ragazzi fra Reggio e Messina e favorito la nascita di 4 nuove imprese» ha affermato Marra, seguito da un Rositano che ha raccontato la positiva esperienza di “Calabresi creativi” in un comparto turistico verso il quale la sua realtà si è approcciata in modo creativo e tecnologico. La Cuscunà ha sottolineato come con ReActionCity si siano proiettate visioni progettuali su come i luoghi possano cambiare e iniziate a diffondere nuove consapevolezze dimenticate sui territori. La Cirella, invece, come siano emerse realtà positive troppo spesso poco o male raccontate a vantaggio delle negatività. E Nicito come si siano messi valori, passione, progetti ed azioni per una città che ha bisogno di sognare, a patto che i suoi cittadini si mettano in gioco. Dentro la “social street”, all’interno della quale sono state installate le foto dei momenti vissuti in questi giorni, le visioni progettuali su aree come il porto, il Lido comunale e l’ex Italcitrus e i racconti delle storie dei teatri abbandonati, dell’associazione Agiduemila e degli asili nido comunali chiusi, ReActionCity, oltre che con queste modalità, è stata raccontata con un emozionante anticipazione del docufilm che ha fatto scappare qualche lacrima ai diretti protagonisti e non solo a loro. Ci si è divertiti stando insieme nell’ascoltare musica, gustare cibo e sorseggiare birra. Insomma, la “social street” non è stata solo la concretizzazione a Reggio di una pratica europea utile per riprendersi spazi collettivi e condivisi; impattare positivamente su sostenibilità sociale, economica ed ambientale; riconquistare un paesaggio urbano lento; rivivere gli spazi stradali come piazze; riconnettere gli interessi dei piani commerciali con quelli ricettivi; scaricare dal traffico e vivere la città. Ma pure un modo per “fare città” in modo propositivo, creativo, partecipativo e condiviso. E per promettere che ReActionCity non si fermerà ed andrà avanti, a partire dal sito www.reactioncity.com sul quale i cittadini potranno seguire ancora il progetto, informarsi, partecipare e guardare al futuro.
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