Nella sala parrocchiale della chiesa di San Giorgio al Corso – Reggio Calabria, il Centro Internazionale Scrittori della Calabria e la parrocchia di San Giorgio al Corso hanno promosso il convegno: “Non siamo merce: la vergogna del silenzio e il diritto alla dignità nel traffico più lucrativo del mondo, quello umano”. Ha relazionato Annalisa Saccà, professore d’Italianistica, Direttore del Centro per lo sviluppo globale dell’Università St. John’s University di New York, consulente per la Santa Sede all’ONU. Ha iniziato i lavori Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria, che ha presentato l’ospite americano mettendone in evidenza non solo gli impegni di professore e di scrittore, ma, anche quello di Consulente per la Santa Sede all’ONU nel “Third Cmmittee” che affronta le gravi problematiche delle donne. Nella sua relazione, la Saccà ha illustrato il tragico trattamento a cui le donne sono sottoposte nelle varie parti del mondo. Circa 27 milioni di persone nel mondo contro il loro volere sono tenute in stato di schiavitù e circa 200 milioni di bambini dai 5 ai 14 anni sono costretti a lavorare per mantenere la famiglia, per non parlare della tratta delle bianche. Il traffico umano è un’industria che rende 12 miliardi di dollari l’anno, un’industria illegale che sorpassa qualsiasi altra attività criminale eccetto il commercio della droga e delle armi. La situazione è allarmante ed è nostro dovere far conoscere la verità sul traffico umano nel mondo e promuovere iniziative per combatterlo. Secondo l’Unicef – ha continuato la relatrice – 500 mila giovani donne vengono portate in Europa occidentale per essere sfruttate nel mercato del sesso a pagamento. Le destinazioni più comuni per il traffico umano sono la Tailandia, il Giappone, la Cina, la Nigeria, l’Albania, la Bulgheria, Belarus, la Moldava, la Cambogia, l’India, il Brasile e il Messico. L’Italia, per la sua posizione geografica, è interessata dal fenomeno essendo un paese di transito che di destinazione, i migranti sfruttati giungono via mare su imbarcazioni di fortuna, ma, anche, via terra tramite auto e bus – in particolare dal confine italo-sloveno. A gestire questo tipo di traffico sono gruppi criminali di nazionalità straniera, in particolare di origine albanese, rumena, nigeriana, cinese, oltre che di altre nazionalità; dopo un viaggio nel quale le vittime subiscono inganni, stupri, botte e costanti minacce. Se la comunità internazionale non si mette a tavolino per implementare una strategia comune in modo di avere leggi più severe, più processi per gli sfruttatori, più monitoraggio internazionale alle frontiere, le cose non cambieranno e l’inferno sulla terra continuerà per tante vittime e per tanto tempo ancora. E’ importante gridare la verità, e non lasciare che il silenzio copra la vergogna. L’incontro ha registrato la partecipazione di un numeroso e interessato pubblico che al termine della relazione ha dato vita ad un animato e vivace dibattito.
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