Le idee economiche di David Ricardo (1772 – 1823) sono esplicate, essenzialmente, nelle due celebri teorie da lui portate avanti. La prima è sinteticamente denominata la teoria del vantaggio comparato, mentre la secondasi occupa della rendita agricola. La teoria del vantaggio comparato è la prima fondamentale teoria che si affronta nello studio del commercio internazionale. E’ un’idea volta ad evidenziare i vantaggi degli scambi commerciali fra paesi stranieri. Alla luce di questa teoria, ogni Paese si specializza nella produzione di quei beni per i quali sostiene – diremmo oggi – costi inferiori. Ricardo, alla sua epoca, aveva introdotto un macchinoso concetto di costo assoluto e costo relativo. Si ravvisa in questa teoria un elemento profetico di modernità. Effettivamente, oggi, alcuni Stati manifestano un certo grado di specializzazione in determinate produzioni, tanto da trovare più conveniente acquistare all’estero quei prodotti per i quali non possiedono particolare attitudine. Potrebbe essere un fatto legato alla professionalità, ma potrebbe essere anche una questione di disponibilità di materie prime, oppure una serie di ragioni di ordine geografico. Il celebre esempio di Ricardo riguardava il commercio tra Regno Unito, produttore di panno di lana, e Portogallo, produttore di vino. Per ragioni storiche, organizzative e geografiche, il Regno Unito si specializza nella produzione di panno di lana, con costi inferiori a quanto non faccia il Portogallo; ed analogamente lo Stato iberico si specializza nella produzione di vino meglio di quello britannico. Tale specializzazione apporta vantaggi al commercio internazionale nel suo complesso, e non già ad un singolo Stato. Con la teoria della rendita agricola, invece, Ricardo – che dopo avere lavorato per diversi anni alla Borsa di Londra come agente era stato eletto al Parlamento inglese nel 1819 – ha cercato di spiegare la natura dell’affitto dei terreni agricoli, in relazione al differente rendimento. La rendita, infatti, altro non sarebbe che un plusvalore legato alle condizioni geografiche di un terreno – insolazione, fertilità, …- che va ad aumentare il canone di affitto del terreno stesso. Tale plusvalore, di cui godranno evidentemente i proprietari dei terreni, si forma ogni qualvolta c’è un eccesso di domanda di derrate agricole rispetto alla disponibilità di terreni, per cui bisogna mettere a coltura terreni sempre più marginali, vale a dire sempre meno adatti. Questa seconda teoria, che mette in relazione i profitti dei proprietari terrieri con l’incremento della domanda di derrate agricole, sembra dispiegare i presupposti per l’esposizione delle idee di Thomas Robert Malthus, l’economista che ci terrà compagnia in occasione del prossimo appuntamento.
Prof. Giuseppe Cantarella