Fra qualche giorno, esattamente Domenica 25 Maggio, andremo alle urne per la elezione del Parlamento europeo. Il Parlamento europeo è la massima assemblea elettiva continentale, e dal momento che viene eletto a suffragio universale diretto, è la maggiore espressione di democrazia rinvenibile in Europa. L’assemblea è composta di 766 deputati eletti nei 28 Paesi dell’Unione europea, e dura in carica cinque anni. La prima elezione del Parlamento europeo si tenne, appunto, nel 1979.Per conoscere con esattezza quali siano le funzioni che svolga il Parlamento europeo, è necessario premettere che fra gli organi dell’Unione europea vale il principio della codecisione, vale a dire che lo stesso compito è affidato congiuntamente a due organi. Ne risulta che il Parlamento europeo agisce in qualità di co – legislatore in quasi tutti i settori del diritto dell’Unione. Insieme al Consiglio, il Parlamento approva o modifica le proposte presentate dalla Commissione. Il Parlamento inoltre controlla l’operato della Commissione e adotta il bilancio dell’Unione europea. Ma, come ebbe a dire qualche anno fa l’eurodeputato palmese, l’avv. Armando Veneto, in una nostra intervista, “ … il Parlamento europeo è la casa della democrazia. Al suo interno è possibile iscrivere all’ordine del giorno una discussione su di un qualsiasi argomento attinente la vita sociale, l’economia, il diritto … “. Quindi: il Parlamento europeo come la sede della democrazia. In effetti, l’avvocato Veneto, sempre in quella intervista, aveva messo in evidenza come l’Unione europea sia un grande progetto di pacifica convivenza fra popoli, una sorta di linea bianca tracciata a terra, per indicare un luogo dove si condividano i valori universali. Purtroppo in questi ultimi anni, complici le vicende difficili che ha attraversato l’economia mondiale e, quindi, anche quella europea, la percezione che si ha degli organi che regolano il funzionamento dell’Unione europea, è piuttosto riduttiva. Già l’espressione “L’Europa” che viene spesso usata, anche da parte dei nostri politici, è fuorviante e denota una certa ignoranza. Il trattato di Maastricht ha stabilito anche il cambio di denominazione: non più “Comunità Economica Europea” bensì “Unione europea”. Non si tratta di un cambiamento formale, di poco conto, ma di una variazione che rispecchia un nuovo modo di intendere il progetto comune. Purtroppo, dicevamo, recentemente “L’Europa” è vista come l’istituzione dove comanda la Germania, in cui domina Angela Merkel, dove vengono difesi gli interessi dei paesi settentrionali. Sbagliatissimo. Intanto, ripetiamo quanto scritto prima, vale a dire che domenica 25 maggio verrà eletto il nuovo Parlamento europeo, per cui il prossimo eurodeputato sarà quello che avremo scelto noi, secondo il principio della democrazia diretta. Ma poi, pensare “L’Europa” come il luogo in cui si discutano solamente le questioni finanziarie, beh, è alquanto riduttivo. Certo, la finanza, ed in particolare questo vale per l’Italia, che è afflitta da un Debito pubblico elevato, la finanza svolge un ruolo importante, perché le questioni finanziarie determinano il valore dell’Euro, e la manovra monetaria influisce sulle esportazioni verso l’America e verso i paesi asiatici. Ma non dobbiamo dimenticare che il trattato di Maastricht ha disposto la riforma dei Fondi strutturali, che sono interventi finanziari disposti dall’Unione europea a favore dei Paesi aderenti al fine di equiparare i diversi livelli di sviluppo tra le regioni e tra gli Stati membri. Essi contribuiscono pertanto a pieno titolo all’obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale. I Fondi strutturali europei sono rivolti, nello specifico, all’Agricoltura ed alla Pesca; alle tematiche inerenti il mondo del lavoro, sia per quanto riguarda la lotta alla disoccupazione sia per quanto riguarda l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Accanto ai Fondi strutturali esistono i Programmi di spesa che mirano alla riqualificazione delle aree urbane oppure al potenziamento delle infrastrutture di trasporto: in particolare quest’ultimo settore è stato impostato con la realizzazione di una rete ferroviaria ad alta velocità (il progetto è denominato TEN – T, Trans European Networks – Transport). Per non parlare, poi, delle opportunità che l’Unione europea offre ai giovani di avviare un percorso di integrazione e di confronto con le altre culture europee. Nel momento in cui il trattato di Maastricht ha introdotto l’istituzione della Cittadinanza europea, si sono aperti nuovi orizzonti per gli studenti, sia attraverso il riconoscimento del valore legale dei titoli di studio, ma soprattutto attraverso la partecipazione ai progetti Erasmus, che consentono ad uno studente universitario di seguire, in parte, il proprio percorso universitario presso un ateneo in un altro Stato europeo aderente, con una notevole ricaduta in termini di arricchimento e di crescita culturale. L’Unione europea, quindi, attraverso le sue istituzioni, offre ai giovani grandi opportunità sia nel campo degli studi sia nel settore del lavoro, tutto sotto la “supervisione” del Parlamento europeo, che convoglia le idee degli elettori e le traduce in provvedimenti concreti. Si tratta di una grandissima ed unica opportunità che non dobbiamo lasciarci sfuggire, sulla quale non dobbiamo farci abbindolare da una certa vulgata che vuole dipingere gli organi europei solamente come gli sporchi protagonisti del sistema finanziario.
Prof. Giuseppe Canatrella