Con questa frase il Presidente della Repubblica ha fatto capire per l’ennesima volta che il nostro paese non è in guerra ma sta attenendosi a quanto stabilito dalle risoluzioni della NATO. In realtà l’ Italia, ha cominciato a prendere parte alle manovre militari contro il regime di Gheddafi. Sia l’aereo nautica che la marina sono in stato di attesa per intervenire appena chiamati dal comando Statunitense. Le nostre autorità hanno provveduto, come richiesto dagli organismi internazionali preposti, a congelare i beni della famiglia del dittatore libico, circa 7 miliardi di euro. Dopo i primi giorni di bombardamenti si contano già numerosi morti tra i civili. Il fronte di coloro che prima erano scettici nei confronti dell’intervento militare (Russia e Cina) adesso diviene più coeso poiché anche la Lega dei Paesi Arabi avverte la NATO che i provvedimenti contro Gheddafi hanno superato quelle che dovevano essere le intenzioni iniziali, cioè la creazione di una no – fly zone. L’Italia sta cercando di responsabilizzare l’Unione Europea perché si attendono altri arrivi di profughi e il nostro paese da solo non può far fronte ad una così ingente emergenza umanitaria. Un sospetto comincia a trapelare tra le nazioni della coalizione riguardo alla determinazione che la Francia ha espresso nella decisione di attacco. Si cominciano a sospettare interessi economici che com’è logico ruotano attorno al petrolio. Gheddafi continua le sue minacce contro i paesi europei dichiarando una sua possibile alleanza con gli estremisti islamici ed allora il nostro governo allarma le prefetture che aumenteranno la sorveglianza degli obiettivi sensibili.
FMP