di Fabrizio Pace – Le prossime le elezioni europee 2014, che si terranno precisamente tra il 22 e il 25 maggio a seconda del paese, dovrebbero essere considerate le “prime” vere elezioni europee, intese come elezioni nelle quali la campagna elettorale nei singoli stati non è più legata alle vicende della politica domestica ma agli indirizzi di politica europea che i partiti nazionali propongono. Questa importanza sempre più rilevante è il frutto di quanto stabilito dal trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre del 2009, il quale conferisce nuovi poteri legislativi al Parlamento europeo, che quindi decide, da quel giorno, sulla quasi totalità della legislazione europea. Oltre 40 nuovi campi ricadono sotto la procedura di co-decisione fra il Parlamento e il Consiglio dei ministri (l’agricoltura, la politica energetica, l’immigrazione e i fondi strutturali). Il Parlamento ha anche l’ultima parola sul bilancio dell’UE. Più poteri significa anche più responsabilità: il Parlamento è l’unica istituzione direttamente eletta. In conseguenza della crisi economica e dei debiti sovrani che ha investito l’Europa a partire dal 2008 e che ha fatto emergere l’Unione Europea quale principale centro decisionale in materia di politica economica degli stati membri ha continuato col rafforzare e centralizzare il ruolo delle decisioni e delle scelte prese a Bruxelles. Se inizialmente il Parlamento dell’U.E. era considerato erroneamente, sopratutto da noi italiani, quasi come “il cimitero” della politica reale perché privo di “vicinanza” col territorio oggi invece riveste un’importanza basilare per lo sviluppo di ogni comunità che non può prescindere dalla scelte che la globalizzazione impone. I membri del Parlamento europeo, sono eletti direttamente a suffragio universale ogni 5 anni e rappresentano i cittadini dell’UE. Il numero di eurodeputati per ogni paese è approssimativamente calcolato in funzione della sua popolazione. In base a quanto stabilito dal trattato di Lisbona che nessun nessuno stato può avere meno di 6 o più di 96 deputati. Alcune settimane fa, i principali gruppi politici del Parlamento Europeo, hanno designato i propri candidati alla Presidenza della Commissione. Il gruppo che avrà la maggioranza relativa dei seggi nel PE vedrà eletto il proprio candidato alla Presidenza della Commissione. La dinamica di competizione ettorale è dunque sempre più simile a quella presente nelle democrazie parlamentari competitive. I due principali candidati sono il lussemburghese Jean-Claude Juncker per il Partito Popolare Europeo (PPE) e il tedesco Martin Schulz per il Partito Socialista Europeo (PSE). Vi sono poi il belga Verhofstadt per il gruppo dei liberali, il greco Tsipras, leader di Syriza, per la sinistra europea e il ticket Keller-Bovè per i Verdi. Il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), non presenterà alcun candidato alla Presidenza della Commissione. Una scelta condivisa anche dal gruppo dei partiti anti-europeisti, guidato dal Front National di Marine Le Pen e rappresentato in Italia dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. I cittadini europei, voteranno oltre che per la scelta indiretta del presidente, per eleggere i membri del Parlamento Europeo, i quali a partire da queste elezioni saliranno a 751 (da 736) per effetto dell’ingresso del ventottesimo stato membro, la Croazia. Partecipare attivamente e con coscienza alle votazioni europee è un obbligo morale e civico che anche gli italiani devono comprendere bene, non ci si può poi lamentare di una “Europa” sorda ai bisogni locali se non vi si designano le persone migliori a rappresentarli. Non si può contestare o chiedere un possibile cambiamento se non si agisce in tal senso eleggendo i propri rappresentanti più autorevoli. Bruxelles e Strasburgo devono essere considerate dagli italiani, così come hanno già fatto sin dall’inizio intelligentemente tedeschi e francesi, le vere stanze del potere democratico, economico e finanziario del vecchio continente con ricadute dirette sul nostro Paese e conseguentemente sulle realtà locali. L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea e gli italiani devono credere in questo progetto che deve essere ulteriormente aggiornato e adeguato ai tempi, per essere vissuto come venne inteso alla sua creazione cioè nel rispetto dei valori della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.
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