“Nelle ultime settimane si sono accesi i riflettori mediatici sul porto di Gioia Tauro per l’allarme sociale generato dalla diffusione della notizia che a febbraio, in virtu’ di impegni assunti dall’Italia nella Comunità Internazionale, vi sarà un trasbordo di armi chimiche siriane (circa 580 tonnellate contenute in 60 container) finalizzato alla neutralizzazione dell’arsenale. La questione ha comprensibilmente destato la preoccupazione della collettività e delle Istituzioni locali che prontamente si sono misurate con la questione ma rischia di tradursi in una querelle virtuale alimentata da post, tweet e flash news se non sarà debitamente sorretta da un Piano di prevenzione e contenimento dei rischi connessi.
Contro i nostalgici della secolare indipendenza napoletana, che attribuivano all’Unità i mali del Mezzogiorno, G. Fortunato affermò con veemenza che il Mezzogiorno, se non si fosse legato allo Stato nazionale italiano, non avrebbe potuto essere sottratto a un destino africano o balcanico. Ebbene, mutatis mutandis, oggi io affermo con fermezza che il destino del Porto deve essere legato all’impegno programmatico dello Stato centrale perchè è compito dello Stato assicurare che l’occasione fornita dall’ormai certa operazione di trasbordo avvenga sotto un’attenta regia di esperti e con l’approntamento delle più ampie misure di sicurezza sociale e sanitaria. Lo Stato dovrà onorare gli impegni assunti nei giorni scorsi con la Regione ed i Sindaci dei comuni geograficamente coinvolti. Se di occasione si parla di concretizzazione di sforzi politico-istituzionale dovrà trattarsi per la sicurezza in primis e per lo sviluppo futuro in secondibus; non sarà onere dei commentatori narrare ex post il pragmatismo dimostrato dall’Autorità Portuale e l’expertise messa a fattor comune dalle maestranze per assicurare la riuscita della difficile operazione, è dovere dello Stato presiedere, assistere, partecipare e rassicurare i Sindaci e le comunità che essi rappresentano in ordine al contenimento dei rischi. L’eventuale inclusione di Gioia Tauro tra le ZES (zone economiche speciali), ipotesi che sembra finalmente raggiungibile, non deve essere il “corrispettivo” per l’attraversamento del guado ma deve discendere dalla presa d’atto dell’effettiva sussistenza dei requisiti tecnico strutturali necessari per il riconoscimento. Gioia Tauro “merita” il riconoscimento perché per ubicazione geografica e capacità di movimentazione di merci ha già dimostrato in più occasioni di esercitare il proprio appeal su vari investitori stranieri. Venerdì il Premier Letta riferirà in Parlamento, il mio auspicio è che egli possa coniugare nella maniera più saggia possibile l’impegno assunto a livello internazionale con le istanze di impegno e rassicurazione giustamente formulate dalle Autorità locali”.
Senatore Giovanni Emanuele Bilardi – Nuovo Centrodestra