“Finita ora sessione Consiglio europeo. Approvata Banking Union. Per tutelare risparmiatori e evitare nuove crisi. Buon passo verso Ue più unita.” Questo il Tweet del presidente del consiglio di ieri appena finita la seduta del Consiglio Europeo, e precisa : “Avremmo voluto fare qualche passo avanti in più, è un compromesso perché qualcun altro avrebbe voluto fare dei passi in meno, quindi si è trovato un punto di intesa che fa sì che il bicchiere sia mezzo pieno. Se ci fosse stata quattro anni fa, l’Europa non avrebbe buttato miliardi per salvare le banche”, a farsi capire chi è stata a mettere freno e paletti ci pensa la diretta interessata Frau Merkel dicendo che “il fondo Esm non potrà essere usato direttamente per la risoluzione delle banche se non tra dieci anni.”subito arrivano precisazioni dal primo ministro francese Hollande che dichiara : “L’accordo sull’Unione bancaria è stato confermato” dai leader dei 28, e l’intesa “è stata possibile perché Francia e Germania hanno lavorato insieme.”
Van Rompuy aggiunge : “L’Unione bancaria è il più grande passo in avanti dalla creazione dell’euro; siamo soddisfatti che, con l’accordo sul meccanismo unico di risoluzione, il suo cammino vada come stabilito.” Mentre questi cambiamenti ed “imposizioni” sembrano estranei al nostro parlamento, come tutte le beghe europee, che invece dovrebbero essere al centro della vita politica del nostro paese, dato che oramai nessuna decisione può essere presa senza l’approvazione di questa “Unione Europea” che sembra abbia solo un “direttore” di lingua tedesca, vediamo il nuovo segretario del PD che riguardo l’art. 18, uno dei suoi cavalli di battaglia dichiara : “Sul lavoro partiamo dal piano del PD, partiamo da noi e non dalla Cgil che fa un altro mestiere.” E rilancia l’idea di Gutgeld di introdurre un contratto a tempo indeterminato per i neoassunti che non preveda l’articolo 18. Una mossa che ha aperto un braccio di ferro con la sinistra più radicale e con i sindacati. Naturalmente l’idea trova subito riscontri positivi da Confindustria e dal Premier Letta ma subito è osteggiata dal presidente della Commissione lavoro della Camera dei deputati, Cesare Damiano, il quale ha spiegato: “Io sono orgogliosamente keynesiano, mi ritengo un laburista. Condivido l’idea di Matteo Renzi di andare nel partito socialista europeo, difficile portarlo con l’abolizione dell’articolo 18, sarebbe un’idea vecchia, vecchia, vecchia, è un attacco che dura dalla fine degli Anni Settanta, una ricetta che io contesto, non capisco come i sostenitori del superamento del dualismo nel mercato del lavoro tra garantiti e non garantiti propongano di consolidare questo dualismo garantendo a chi è già al lavoro la conservazione del diritto, e ai nuovi assunti, giovani, magari in arrivo dal lavoro precario la negazione della tutela, vuol dire fare l’apartheid, ovviamente a svantaggio dei giovani.” E le dichiarazioni di Renzi continuano sul piano della legge elettorale affermando che Nessuno dovrebbe avere “diritto di veto”, spiega ai microfoni del Tg4, e per questo è necessario che anche Forza Italia e Movimento 5 Stelle partecipino alla discussione. Se si coinvolgesse soltanto la maggioranza, ha aggiunto, “basta che uno la mattina si alzi con il ciuffo storto e si mette in discussione tutto”. E la ciliegina sulla torta delle faccende ed opinioni fatte all’italiana è arrivata ieri, al Senato, dove il M5S è tornato alla carica contro la Guardasigilli, per la vicenda dell’intervento su Giulia Ligresti, chiedendo di mettere nel calendario di stamattina la mozione di sfiducia del ministro della Giustizia e, insieme a Fi, di fissare tra oggi e domani quella per le dimissioni del viceministro alle Infrastrutture, il neorenziano Vincenzo De Luca. Era l’occasione per mostrarsi coerente con l’affermazione fatta più volte a Novembre: «La Guardasigilli ha sbagliato e deve fare un passo indietro. Se fossi stato segretario del PD avrei chiesto le sue dimissioni». Ora che è leader dei Democratici, però, di sfiduciarla non ne parla proprio: non vuole riaprire il caso. E il PD, sia in conferenza dei capigruppo che poi in aula, si schiera con chi respinge le richieste del M5S: non c’è spazio per le due mozioni nella maratona per licenziare i decreti legge «Salva Roma» e Imu. Nadia Ginetti e Francesco Scalia del PD spiegavano: «Renzi ha posto la questione del ministro Cancellieri a viso aperto: le nostre perplessità restano ma, dopo la fiducia al governo il caso può essere affrontato solo dal premier».
Quindi non possiamo di certo dire che il neosegretario ne sia uscito molto bene dalla questione, ma dato che fa’ parte della maggioranza di governo e deve mantenere le linee guida dettate dal Premier e dal “governo”, avrà dovuto fare sicuramente “buon viso a cattiva sorte”, spezziamogli una lancia a favore, però attendiamo che dia questo tanto sospirato giro di vite e direzione in favore della popolazione che delle beghe di potere è poco interessata e cerca di tirare a fine mese lottando con la crisi ed uno stato che più amico sembra “qualcosa d’altro”.