Il Cairo: migliaia di manifestanti hanno trascorso la notte in piazza

Migliaia di manifestanti hanno trascorso la notte in piazza Tahrir, al Cairo. Si sono accampati con tende e coperte accanto ai carri armati che presidiano la piazza stessa. Alle prime luci dell’alba, le manifestazioni sono ripartite. Ormai siamo al sedicesimo giorno di protesta ininterrotta contro il presidente Mubarak. Non ci sono stati scontri particolari e tutto è proseguito in tranquillità. È ormai da due giorni consecutivi invece che circa 10.000 manifestanti si radunano davanti alla sede del Parlamento e altri 10.000 davanti alla casa del premier, il generale Ahmed Shafik. Il sito web di Al-Jazeera ha riferito inoltre che il noto cantante Tamer Hosni è stato costretto dai manifestanti antigovernativi a lasciare la piazza. Il motivo è semplice: l’artista si era detto favorevole a una fine delle proteste nei confronti del presidente Mubarak. La situazione dunque al Cairo appare sotto controllo e tranquilla. Le notizie più allarmanti arrivano da un’ oasi nella provincia di Al-Wadi Al-Jadid. Duri scontri si sono susseguiti nella notte, con tre morti e un centinaio di feriti nella città di El Khargo. Sempre secondo le indiscrezioni riportate da France Press, i dimostranti hanno dato alle fiamme 7 edifici governativi, tra cui due commissariati, il tribunale e la sede del partito di Mubarak. Gli agenti per disperdere la folla avrebbero aperto il fuoco e lanciato gas lacrimogeni. Secondo fonti governative, e precisamente secondo il vicepresidente Omar Suleiman, tra le migliaia di detenuti evasi nei giorni della protesta ci sarebbero parecchi terroristi di Al-Qaeda. La Casa Bianca dal canto suo si dice molto preoccupata per il susseguirsi degli avvenimenti egiziani e, attraverso il portavoce Robert Gibbs, ha fatto sapere che: «Quello che sta facendo il Governo egiziano per le riforme non è ancora sufficiente e lo dimostra quello che sta succedendo nelle strade del Cairo. I negoziati con l’opposizione devono continuare ed essere allargati, lo stato d’emergenza deve finire e devono essere decisi cambiamenti alla costituzione in vista di vere elezioni democratiche». Gli analisti economici intanto hanno fatto le prime stime sulle perdite che il paese ha subito in questi ormai sedici giorni di protesta. Secondo Credit Agricole la crisi sta costando all’Egitto 310 milioni di dollari al giorno. Il Canale di Suez ha riportato un calo dei ricavi dell’1,6% a gennaio rispetto a dicembre. Dopo un’interruzione durata quindici giorni invece, l’emittente Al-Jazeera ha ripreso a trasmettere all’interno dell’Egitto.

Salvatore Borruto

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