Leggere le dichiarazioni entusiaste della deputata PD Enza Bruno Bossio in merito al reddito minimo, provvedimento ancora da definire nel dettaglio ma sul quale circola a mezzo stampa anche la soddisfazione della rappresentante parlamentare, fa l’effetto di una macchina del tempo. Credo, infatti, sia fortemente anacronistico parlare di determinate azioni da intraprendere nei confronti delle fasce più deboli, non perchè non sia necessario ed urgente intervenire riguardo i disagi che l’attuale fase economica presenta, ma perchè storicamente, l’assistenzialismo a pioggia non è utile, bensì si consolida e diviene uno status quo che relega ancor di più chi vive nelle povertà ai margini dell’assetto sociale.
La deputata insiste parlando di uno strumento di cui solo l’Italia e la Grecia non sono dotate in Europa. Ma qual è il termine di confronto? Parliamo di paesi in cui la struttura del welfare agisce in maniera completamente differente ed anche questi progetti di sostegno sono, comunque, mirati ad un inserimento dei più deboli e ad una loro crescita sociale, non semplicemente a fornire un sussidio. Sicuramente, però, la Bruno Bossio, fautrice ed infervorata sostenitrice del reddito minimo, conosce bene la legislazione degli altri Stati con cui azzarda il paragone, quindi, non ritengo sia necessario renderla edotta sui sistemi che questi ultimo adottano, così come non credo sia fondamentale ricordarle che, sempre in queste realtà, le statistiche ci parlano di numeri (come i tassi di disoccupazione tanto per citare un esempio) ben lontani dai dati italiani.
Sono certa che queste condizioni siano ampiamente ed adeguatamente conosciute ed approfondite dall’esponente del PD, però, allo stesso tempo ho modo di ritenere che ella non abbia mai lavorato a contatto con chi certe dinamiche le vive sulla propria pelle, o meglio che le consideri solo come propaganda elettorale non certo rivolta a tutelare cittadini disagiati ma a ritagliarsi il suo posto al sole con la strumentalizzazione di così delicate tematiche. Dall’esperienza di assessore comunale alle Politiche Sociali ho imparato che il lavoro più appagante è stato quello di poter realizzare progetti capaci di far allontanare le fasce povere dallo stato di degrado vissuto, coinvolgendole e facendole sentire parte attiva della società.
Altrettanto, avendo avuto proprio a che fare con certi criteri di sussidio, ho registrato una propensione alla ricerca del contributo con furbizia e adottando stratagemmi che hanno comportato un ulteriore isolamento e povertà di chi, per estrazione culturale e sociale, non aveva la possibilità di essere messo a conoscenza dell’esistenza di tali strumenti. Non intendo dilungarmi oltre per ribadire la mia contrarietà a questa tipologia di interventi, piuttosto inviterei la Bruno Bossio, e tutti coloro che sono stati folgorati da quest’idea illuminante, che non contiene, tra l’altro, un obiettivo da raggiungere per migliorare la qualità della vita in maniera strutturata, a non cantar vittoria su argomenti che produrranno più danni che benessere, soprattutto quando i fondi a disposizione cominceranno a scarseggiare.
Consigliere Regionale Tilde Minasi