“Chiunque può arrabbiarsi: quello è facile. Ma arrabbiarsi, con la persona giusta, e nel grado giusto, e al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile” -Aristotele
Ira, collera, rabbia, sono termini che vengono comunemente utilizzati per descrivere uno stato emotivo intenso, considerato come il più precoce tra le emozioni, insieme alla gioia e al dolore. Il fatto che sia un’emozione primitiva, la rende facilmente identificabile anche nei bambini molto piccoli. Nell’ambito della psicologia, viene descritta come una tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica. Cosa accade quando ci si arrabbia? Questa forte emozione, presenta una tipica espressione facciale caratterizzata dall’aggrottare violentemente le sopracciglia, digrignare i denti o stringere forte le labbra, mentre gli occhi appaiono lampeggianti. Le sensazioni soggettive più comuni sono: calore, irrigidimento della muscolatura, irrequietezza estrema, paura di perdere il controllo. La voce diventa più intensa, si alza il volume e assume un tono minaccioso e stridulo. A livello fisiologico vi è un attivazione del sistema nervoso autonomo, caratterizzata da un’ incremento del battito cardiaco, della tensione muscolare, della sudorazione e aumento della pressione arteriosa.
- essere trattati male
- essere abbandonati
- venire delusi
- essere traditi
- venire usati senza saperlo
- sapere di essere odiati
- essere oggetto di attacchi fisici o verbali
- essere criticati
- sentire di aver fallito
- vedere andare a male i propri progetti
- essere costretti a fare qualcosa contro la propria volontà
Possiamo identificare tre tipi di rabbia:
- la rabbia malevola che ha lo scopo di peggiorare o rompere i rapporti con l’altra persona, di esprimere odio o disapprovazione,
- la rabbia costruttiva che ha lo scopo di modificare il comportamento altrui, di rendere più stretta la relazione con l’altra persona,
- la rabbia esplosiva che serve principalmente per dare sfogo alla tensione e manifestare aggressività
Come poter gestire adeguatamente la rabbia? La psicologia ci insegna, che reprimere le proprie emozioni, in particolar modo un ‘emozione intensa come la rabbia, non è salutare per la persona, che rischia di vivere più a lungo questo sentimento e trasformarlo in frustrazione e intolleranza generalizzata, ma anche l’espressione totalmente libera , immediata ed energica della rabbia, non fa bene alla persona. Diverse ricerche, hanno dimostrato che le persone più ostili e aggressive sono quelle maggiormente colpite da disturbi alle coronarie. Quando ci arrabbiamo, per quanto sia difficile, dovremmo cercare di non perdere la testa o di dire cose di cui ci si pentirà in seguito. Quando si sente la rabbia salire velocemente e l’esplosione immediata, è saggio frenarsi o aspettare prima di parlare. Potrebbe essere utile allontanarsi momentaneamente dal luogo o dalla persona che hanno suscitato l’emozione, fare o dire qualunque cosa di utile per scaricare tensione, ma che non siano connesse alla causa della propria rabbia.
Infine, quando ci arrabbiamo, dovremmo cercare di salvaguardare:
- un decente rapporto con la persona con cui ci arrabbiamo
- la difesa dei nostri interessi e la possibilità di far presente le nostre ragioni
- la stima di noi stessi
- la nostra salute fisica e psichica
La gestione delle proprie emozioni, non è un atto cosi semplice per come potrebbe apparire. Quando il controllo, è su un emozione cosi forte, come la rabbia, si richiede un grande sforzo non solo fisico ma anche mentale. Un cattivo vissuto della rabbia, può portare a conseguenze scomode per la persona che potrebbe andare incontro a problemi sia di natura fisica, come ad esempio problemi di cuore, sia di natura psicologica lasciando la persona in uno stato di malumore e insoddisfazione. Per tutti questi motivi, esistono diversi percorsi terapeutici che aiutano la persona a riconoscere e gestire in maniera adeguata il proprio carico emotivo, permettendogli di poter migliorare se stesso e il rapporto con gli altri.
Dott.ssa Antonella Mento, psicologa