Serata intensa quella di domenica scorsa alle Muse. L’occasione, la presentazione del volume dedicato al castello di Corigliano dopo il restauro con due ospiti d’eccezione la prof.ssa Mena Romio ed il dott. Francesco Vitali Salatino che da coriglianesi hanno raccontato e dato testimonianza del rinato monumento. La Romio ha così curato le fotografia dell’unica pubblicazione del famoso maniero mentre Vitali Salatino ha collaborato ai lavori di restauro.
Un momento importante ha ribadito Giuseppe Livoti in apertura di serata: oggi presentiamo un bene che è diventato patrimonio collettivo poiché restituito dove era e soprattutto com’era. Un esempio per le incompiute della nostra città. La storia è fatta anche di beni abbandonati e restituiti alla pubblica fruizione. Un esempio? Considerare Reggio Calabria città del Liberty, esempio unico di un Liberty meridionale, ma questo alle istituzioni non interessa.
I due illustri ospiti hanno ricordato così gli anni di degrado del Castello nato intorno al 1073 per volere di Roberto il Guiscardo, signore della Calabria fino all’ampliamento con Agostino II ed Agostino III Salluzzo che potenziarono gli ambienti crearono la cappella di Sant’Agostino. Tutte le stanze oggi perfettamente fruibili, danno un’idea di quella che è stata la vita dell’epoca della fondazione fino a Francesco Compagna ultimo proprietrio del bene.
Tanti personaggi vi hanno soggiornato ha commentato la Romia da Re Vittorio Emanuele III re di Napoli, al Principe Umberto e Maria di Savoia ed ancora ultimamente Giuseppe Tornatore. Un restauro durato dal 1988 al 2002 che ha anche eliminato le brutture degli anni 70, periodo in cui il Castello era di proprietà della Mensa Arcivescovile, con annesso asilo.
Vitali Salatino ha espressamente ribadito che il ripristino voluto dall’arch. Mario Candido ha dato un’immagine vera e reale al maniero. Tutte le stanze sono arredate con gli oggetti originali ed ogni cosa è tornata al suo posto: dalle pentole create a Montmartre, alle ottocentesche statue di Stanislao Lista, alla Madonna col Bambino di Domenico Morelli, ai dipinti del ‘700 ed ‘800 di scuola napoletana. Ogni ambiente dà la possibilità di rivivere i fasti di un tempo , ed ecco perché il libro presentato ha come corredo, fotografie inedite di particolari ed oggetti ubicati nei vari ambienti. Una serata che ha anche visto una collettiva d’arte dal titolo “Castellando” a cura di Livoti, mostra aperta al pubblico fino al 20 novembre e che ha visto gli artisti della Muse rievocare i palazzi nobiliari ed i castelli calabresi dalle forme fiabesche realizzate da Mimma Gorgone, al particolare delle finestre di Villa Zerbi per Luciana Ruggeri o ancora alla veduta sognante di Scilla e del suo Castello rivisitata in fotografia da Manuela Lugarà, al castello di Motta San Giovanni fotografato da Angelo Meduri con accentuata prospettiva o ancora alle torri merlate e surreali di Adriana Repaci, alle architetture silenti inserite nella monumentale natura di Pentidattilo per Adele Canale alle impressionistiche torri di Lorenzo Aliperta fino alla personificazione di Scilla che non è solo rupe o castello ma mito tutto femminile per Davide Ricchetti.
Ampio il dibattito in sede con un pubblico attento e con gli interventi del presidente Anpi prof. Sandro Vitale ed ancora Leo Fiumara del Circolo Vanni Andreoni, Rosaria Surace dell’associazione Mille Donne per l’Italia e Daniele Zangari dell’associazione Due Sicilie i quali hanno ribadito che anche nella nostra città i cambiamenti devono ripartire dalla gente comune, solo così ci potrà essere il nuovo che avanza, non solo nei beni culturali ma anche in tutto ciò che riguarda gli ultimi accadimenti della nostra città mortificata ed offesa.