Buona parte del Nord Africa è in subbuglio. Molti paesi dell’area mediterranea stanno attraversando una fase di instabilità politica e sociale che non si riscontrava da secoli. Il motivo di tante proteste è da ricercarsi nell’acuta crisi finanziaria mondiale che in questi stati ha causato l’aumento delle spese per i generi alimentari di prima necessità ed il popolo già vessato dalle varie dittature reggenti ha fatto “esplodere” la sua ira con violente proteste di piazza. La situazione più preoccupante è senza dubbio quella egiziana dove ancora oggi i manifestanti metto a ferro e fuoco la capitale con negozi saccheggiati, palazzi incendiati e distruzioni varie. Il governo Mubarak è già stato sciolto dallo stesso presidente che ha promesso nuove nomine ministeriali ma il popolo non è contento vuole che lui stesso se ne vada e lasci libero il paese. La differenza della situazione egiziana rispetto alle altre che si sono avute negli altri paesi dell’area mediterranea riguardano il ruolo fondamentale che l’Egitto ricopre nel delicato equilibrio tra i paesi arabi (ricordiamo che è l’unico a sostenere la legittimità dello stato di Israele e da anni contrasta il passaggio di milizie e armi nella striscia di Gaza). La preoccupazione degli israeliani è di riflesso quella degli americani, questi ultimi con un messaggio del presidente Obama chiedono al presidente egiziano di riformare il sistema governativo e dare regole più democratiche ai cittadini inoltre gli States minacciano la diminuzione degli aiuti finanziari per Il Cairo. La situazione è molto tesa, si sono avuti già più di 100 morti migliaia di feriti tra forze dell’ordine ed i manifestanti. Nella capitale c’è il coprifuoco, adesso è tutto nelle mani della diplomazia internazionale e nelle mani del governo egiziano, che al momento rimane l’unico stato islamico musulmano moderato della zona.
Fabrizio Pace