Incandidabilità: problemi di “Confine”

giustiziadi Fabrizio Pace – “L’incandidabilità di un condannato a una pena superiore ai tre anni è principio di etica. Il fatto che ci sia voluta una legge per introdurre questa norma dimostra la debolezza della politica”. E’ questa una dichiarazione resa dal Segretario dell’Associazione Nazionale dei Magistrati Maurizio Carbone durante un intervento di ieri ripreso da tutti i media nazionali. A nessuno è sfuggito il chiaro riferimento alla vicenda della decadenza di Silvio Berlusconi. Un’altra occasione persa per eliminare i fantasmi (qualora fossero solo fantasmi) dell’accanimento giudiziario nei confronti del cavaliere. Ancora una volta parte della magistratura tende a sconfinare in giudizi che non le competono. Da organo super partes che dovrebbe solo  monitorare il rispetto delle regole per sanzionarne le eventuali violazioni,  si esprime invece in maniera critica nei confronti di un altro alto potere dello Stato  quale  la Politica.  Sempre  Carbone riguardo l’incandidabilità ha aggiunto  “poteva essere una regola fissata dagli stessi partiti in un codice etico, e invece c’è stato bisogno di una legge, quando è stata approvata la legge Severino sull’anticorruzione l’allora premier Monti e il Guardasigilli Severino dissero che si sarebbe potuto fare di più ma che non era stato possibile data la maggioranza parlamentare. Si tratta di un’ammissione di debolezza e di impotenza “.alfano-berlusconi-quirin-300x225 Le sue parole così riportate non hanno bisogno di profonde interpretazioni, anzi “suonano” proprio come un rimprovero alla classe politica che così come si è ascoltato sarebbe debole e facilmente malleabile da logiche di potere interne ai partiti. Certo, è innegabile che la politica italiana ha mostrato diverse storture e non sempre si è distinta in maniera positiva di contro però  anche il sistema giustizia italiana (del quale si cerca una riforma da almeno 20 anni)  ha più volte manifestato carenze ugualmente importanti tanto da essere richiamati  più volte dall’Unione Europea.  La domanda sorge spontanea  perché un potere dovrebbe “bacchettarne” un altro se ambedue non sono perfettamente funzionanti!?! Non è un danno per il Paese che i suoi poteri fondamentali non riescano sempre  a convivere pacificamente?  Potrebbe la vicenda Berlusconi essere l’ago della bilancia?  Sicuramente sarebbe contestabile l’opportunità della dichiarazione del segretario Carbone che durante un momento nazionale  così delicato alza i toni, esponendo alcune  falle del sistema politico per altro esistenti da tempi arcaici. Il riferimento che tutti hanno riscontrato con la vicenda Berlusconi per usare un detto popolare ” butta benzina sul fuoco”. giustiziaLa stranezza dell’intervento di Carbone può anche essere rilevato perché in forte controtendenza con un’altra dichiarazione resa dal vice presidente del Csm Michele Vietti, che al congresso dell’Anm invitava le toghe a fermare le “invasioni di campo” da parte dei magistrati, che “portano con se’ il rischio di una generalizzata delegittimazione” dell’ordine giudiziario. Da quanto si è appreso quindi un potere dello stato accusa l’altro di non essere in grado di gestire il paese. Gli italiani, sia che li si divida in berlusconiani o anti-berlusconiani, risultano un po’ confusi  perché da quanto si evince, un potere fondamentale dello stato, la Magistratura, accusa un altro potere fondamentale,la Politica, di essere “debole”  risultando però il primo dei due assolutamente non omogeneo all’interno.

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