Si è tenuta ieri, a Reggio Calabria, presso il Palazzo della Regione, la prima di una serie di conferenze riguardanti l’economia criminale. È un progetto organizzato dalla Regione Calabria con la collaborazione dei Ministeri dell’Interno, della Giustizia, degli Esteri ed il Senato. Erano presenti il Ministro dell’Interno e Vice Premier Angelino Alfano, il Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, il Presidente del Consiglio Regionale Franco Talarico, l’Arcivescovo di Reggio Calabria – Bova Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, il Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati Giuseppe Caruso, il Procuratore Generale della Repubblica di Reggio Calabria Salvatore di Landro, il Procuratore Generale della Repubblica di Catanzaro Santi Consolo, il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Lombardo. È estremamente importante partire proprio dalla Calabria nel parlare di questo fenomeno in quanto vi è la testimonianza evidente del dilagare della criminalità che si è espansa nel mondo. La nostra è una terra difficile da governare ed amministrare e le problematiche sono tantissime. Tutti si devono impegnare a saper arginare questo evento. La domanda sorge spontanea: “Come arginare questo tipo di economia illegale, quella che sta inquinando il Paese?” “Chi sovrintende a tutto ciò? Chi deve riciclare il denaro sporco della criminalità?” Anche la Chiesa deve aderire – Mons. Fiorini Morosini – è un segnale di lotta al crimine organizzato nella prospettiva dell’impegno comune per la formazione delle coscienze. I giovani di oggi devono apprendere una cultura giuridica internazionale. L’impegno non deve distoglierci dal guardare l’economia più piccola quella più modesta che alle volte involontariamente è schiacciata ed ostacolata. Il territorio sente l’esigenza di uscire e liberarsi da questo fenomeno gravissimo, chi lavora alle alte sfere deve cercare di non schiacciare questa economia. Il primo intervento è stato tenuto dal Presidente della Regione Calabria il quale alla domanda sul progetto riguardo il contrasto l’economia criminale ha risposto che è una giornata importante per la lotta al crimine organizzato. Gli organi preposti sanno gestire bene questo fenomeno. Il ciclo di conferenze è parte di un impegno molto piu grande e vasto in collaborazione con l’ONU e l’UNODC (agenzia contro il crimine organizzato e la droga). Il concetto di economia criminale deve estendersi ad una veduta più ampia ed internazionale divenendo non più un’esclusiva delle regioni; il tutto parte da qui da un progetto che mette in evidenza la criminalità locale ramificata a livello internazionale. Di economia criminale si iniziò a parlare negli anni ’90, quando ad una riunione della Società Italiana degli Economisti, si tenne un’intera sessione riguardante il tema dell’economia del crimine, ma fu solo un approccio concettuale. Il primo vero impegno sulla lotta alla criminalità internazionale si prese nel 2000 a Palermo dove si svolse una conferenza nella quale venne sottoscritta dai 121 Stati membri delle Nazioni Unite la convenzione contro la criminalità organizzata trans – nazionale sotto la giurisdizione dell’ONU. Lo scopo era quello di promuovere la cooperazione per prevenire e combattere il crimine in maniera perspicace. A questo documento seguirono 2 protocolli aggiuntivi relativi al traffico di persone e di migranti, vi parteciparono delegazioni di 148 Paesi, 14 Capi di Stato o Governo, 110 Ministri di Giustizia o Interno; gli impegni presi riguardavano l’inserimento nelle legislazioni nazionali i reati di partecipazione ad associazioni criminali, riciclaggio di denaro sporco, intralcio alla giustizia, corruzione; stabilire la responsabilità degli enti e delle società per i punti di reato indicati nel trattato; adottare misure contro il riciclaggio di denaro sporco e i proventi delle attività criminali; proteggere coloro che testimoniano contro il crimine organizzato; rafforzare la cooperazione in ordine al trasferimento di giudizi all’estradizione al sequestro e alla confisca dei beni provenienti dal reato; incentivare la prevenzione della criminalità nazionale ed internazionale; infine fornire le necessarie risorse finanziare per combattere il crimine organizzato. Tuttavia alle ottime intenzioni non seguirono tutti gli strumenti operativi necessari per quanto sancito. Le organizzazioni criminali influenzano e condizionano maggiormente i debiti del mercato internazionale. I loro capitali sono frutto di attività lecite ed illecite. Oggi si vuole, memori del passato, inaugurare una nuova stagione per mettere a punto un processo conoscitivo e operativo in grado di aggredire il fenomeno. Si deve far conoscere alla società le nuove strategie economiche delle mafie e i loro sistemi di espansione che si insediano nell’economia legale che avvelenano le più elementari regole democratiche. L’obiettivo delle conferenze è trovare soluzioni per convertire il circolo vizioso dell’economia mafioso in risorse positive per il territorio con investimenti nel lavoro, infrastrutture e sicurezza sociale. La Calabria purtroppo, data anche la sua posizione geografica, è punto centrale di oscuri interessi che la vede coinvolta nelle più losche situazioni internazionali e negli ultimi anni diverse inchieste l’hanno messa in cattiva luce. Deve essere spezzato lo stereotipo che le Regioni del sud Italia sono totalmente controllate dalla criminalità e la Calabria affiancata da altre istituzioni internazionali è in grado di uscirne. Essa vuole proporsi come avamposto alla lotta all’economia criminale nazionale ed internazionale. Spesso si parla di assenza o disattenzione da parte dello Stato alle problematiche delle varie regioni. Negli ultimi anni invece dati gli avvenimenti spiacevoli accaduti lo Stato è sempre stato vicino alla nostra regione e ha sempre supportato il nostro operato. Il secondo ad intervenire è il Direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati e Sequestrati Giuseppe Caruso. Inizialmente tutti i proventi ripresi dalle varie azioni antimafia erano attribuiti alle regioni nelle quali la mafia agiva. Successivamente i patrimoni mafiosi furono destinati ad un’ istituto che se ne occupa a pieno regime. Attualmente la mafia calabrese è la prima potenza mondiale dovuta alla liquidità economica data dalla leadership nel traffico internazionale degli stupefacenti. Non sempre le aree di investimento degli illeciti patrimoni coincidono con la presenza fisica della mafia quindi il loro contrasto diviene molto difficile. È opportuno allertare chi di dovere. L’ Agenzia Nazionale – sempre secondo Caruso – è un modello e punto di riferimento per la proposta di direttiva presentata alla Commissione Europea. Si potrebbe individuare l’Italia come la sede di un Ufficio Europeo di coordinamento che renda più rapida la trasmissione e l’esecuzione dei provvedimenti di confisca presso gli uffici nazionali centralizzati od equivalenti che saranno istituiti nelle altre Nazioni. Terzo intervento è del Procuratore Generale della Repubblica di Reggio Calabria Salvatore di Landro disse che attualmente la mafia calabrese ha quasi oscurato quella siciliana acquisendo un ruolo predominante sullo scenario mondiale del crimine. La pervasività del male è talmente estesa e radicata che necessita, al fine di debellarla, di interventi straordinari non essendo più idonei quelli tradizionali a fronteggiare il fenomeno. Appaiono ineludibili, se si vuole veramente debellare il fenomeno, quegli interventi correttivi che consentano un salto di qualità nel contrasto al crimine. In merito alle relazioni delle organizzazioni criminali sul territorio calabrese appartengono ormai ad una fenomenologia articolata e complessa il Procuratore Generale della Repubblica di Catanzaro Santi Consolo disse invece che la città essendo capoluogo di regione e coordinando le 4 provincie deve contrastare decisamente la criminalità. Per questo delicato problema ci vuole attenzione e impegno ed attuazione per una maggior efficacia e contrasto. Purtroppo però l’auspicio e le aspettative di 20 anni fa hanno tradito il popolo che si sono sentiti abbandonati dallo Stato principalmente nel sud Italia. La magistratura non deve essere autocelebrativa e non deve piangersi addosso e deve soprattutto verificare cono gli strumenti che possiede e contrastare la criminalità in tutte le sue forme. L’utilizzo di questi mezzi aggressivi per il contrasto però ha creato non pochi problemi. Tutto inizia con un sequestro, ma esso comporta una gestione dinamica del bene per conto di chi spetta e a volte molti di essi vengono restituiti a chi è stato sequestrato. Nel caso in cui invece il procedimento va a buon fine il bene viene devoluto allo Stato ma ci sono molte lentezze in esso quindi nel momento in cui si realizza lo spossessamento dei beni ai mafiosi si dovrebbe accompagnare una capacità gestionale esemplare nel saper creare reddito e posti di lavoro. Non è un bene incentivare la vendita delle confische ai privati in quanto è frequente che le mafie riacquistano i beni. Il Procuratore della Repubblica Vincenzo Lombardo si interessa alle aggressioni patrimoniali dei beni confiscati dal 1982 e non c’è altra via migliore che abbattere a pieno toccando proprio gli illeciti patrimoniali. Bisogna non solo rivolgersi al piano trans – nazionale ma anche a quello nazionale. In un paese civile ci si deve porre il problema alla lotta alla criminalità organizzata, all’aggressione alle ricchezze provenienti da essa che distruggono l’economia legale. Le conclusioni sono state affidate al Ministro dell’Interno Angelino Alfano. Siamo in un’importante Regione del sud dove è giusto dire una cosa che è il basamento di tutto il ragionamento, cioè noi dobbiamo parlare di sviluppo di lavoro di crescita economica e dobbiamo scrivere bene in mente e nei nostri cuori, trasferendolo alle nuove generazioni, che non c’è sviluppo, crescita economica e diminuzione della disoccupazione se non c’è un’aggressione fortissima alla criminalità organizzata. LE DUE COSE NON POSSONO COESISTERE. Quando si parla di economie criminali si parla di quelle economie che ammazzano le economie legali. Dunque se si vuole un’economia legale forte se si vuole che il Sud cresca si deve abbattere la criminalità. La strategia dello Stato deve sempre essere arresto dei latitanti carcere duro e confisca e sequestri degli immobili qualunque cosa accada a livelli governativi. Per poter catturare i latitanti occorre seguire l’odore dei soldi è certo che loro temono di più la privazione della ricchezza rispetto alla privazione della libertà. In questi anni si è realizzato un processo di sequestro dei beni che ha funzionato alla grande nascendo da una semplice frase: I BENI DELLE MAFIE DEVONO ESSERE UTILIZZATI CONTRO LE MAFIE BISOGNA PRENDERLI A LORO ED USARLI CONTRO DI LORO. Per esempio i soldi delle mafie vengono usati contro le mafie. La sfida principale dello Stato è quella di assimilare aziende che non chiudano ritornino nell’economia legale per poter assumere personale. Si spera che un futuro immediato i beni confiscati alle mafie vengano attribuiti alla libera utilità legalmente e nella limpidezza delle situazioni e che la mafia venga debellata al più presto in maniera tale che non ci venga più rubato nulla dalla terra al futuro al lavoro ai giovani alla famiglia all’onore al rispetto la dignità alla vita. DOBBIAMO RIPRENDERCI IL NOSTRO PRESENTE PER COSTRUIRE UN FUTURO MIGLIORE CONTRASTANDO CON LE LEGGI LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA!!!
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