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ROMA E MILANO VICINO AL DEFAULT

default_contagiosodi Fabrizio Pace  – E’ sulla bocca di tutti la triste vicenda del rischio default per le due più importanti città italiane. Roma e Milano sono infatti sull’orlo del baratro, ma come loro anche diverse altre città sparse lungo la penisola da Nord a Sud senza una distinzione geografica. I contributi statali erogati durante il governo Monti ed erogati all’inizio del governo Letta, non sono evidentemente bastati a coprire i buchi di bilancio nella gestione amministrativa delle suddette città.  Ma a Reggio Calabria ci si domanda il perché non vengano costantemente richiamate all’attenzione pubblica le amministrazioni locali che hanno mal operato causando il disastro economico in tutte le città che oggi si trovano in serie difficoltà. La gogna mediatica ha toccato solo Reggio Calabria che non era così mal messa come molti media hanno inizialmente fatto intendere. Il debito accertato dai commissari straordinari è di 107.000 milioni di euro. L’ex sindaco Demetrio Arena  aveva iniziato a  contenere le spese recuperando gradatamente (1o milioni di euro circa, durante il suo ultimo anno) le perdite del Comune di Reggio Calabria, poi lo scioglimento  interruppe l’operazione che avrebbe portato nel quinquennio ad un totale recupero del debito pubblico. Oggi poco sappiamo dei debiti che ha Milano. Palazzo Marini, ha accumulato, cifre  ufficiose che “raccontano” 489,5 milioni di disequilibrio su un bilancio complessivo di 2 miliardi e 500 milioni. Ancor meno si dice riguardo il “buco” nella Capitale che si aggirerebbe intorno ai  867 milioni  di euro sui 5 miliardi di bilancio di Roma. Le due “big town”  italiane stanno affrontando in maniera differente il problema. Nella Capitale i tecnici lavorano anche sulle dismissioni del patrimonio immobiliare. Mentre Milano attende fiduciosa  la conferma della seconda rata Imu  alla quale  ha  già applicato l’ aliquota a maggiore. Qui a Reggio Calabria invece per far fronte ai problemi di bilancio i Commissari Prefettizi hanno: prima  attuato il taglio di alcune spese  a loro dire non fondamentali ma non condivise dalla cittadinanza (es. affitto di Villa Zerbi nella quale venivano allocate mostre e manifestazioni culturali) e in secondo luogo elevato le aliquote delle tasse locali al massimo, raddoppiando i tributi sull’immondizia e sull’acqua corrente. L’allarme che lanciano i comuni prossimi al default deve fare riflettere sul fatto che le difficoltà finanziarie  degli enti locali ha radici profonde e riguarda tutto il territorio nazionale. Dunque non un problema solo reggino così come era stato prospettato pochi mesi fa.

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