(DIRE) Roma, 20 Dic. – Il governo israeliano ha accolto con favore la decisione della Svezia di interrompere le donazioni all’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa), assicurando che i fondi saranno dirottati verso altri organismi che si occupano di portare aiuti umanitari nei Territori palestinesi occupati. La decisione, come ha spiegato il ministro per gli Aiuti umanitari Benjamin Dousa, è stata assunta in osservanza delle due leggi che il parlamento israeliano ha adottato nei mesi scorsi, con cui sono state messe al bando le attività dell’Unrwa, accusata da Tel Aviv di avere al suo interno membri che avrebbero preso parte agli attacchi del 7 ottobre 2023. Nell’aggressione compiuta da combattenti legati ad Hamas morirono 1200 persone e altre 240 vennero portate prigioniere a Gaza. L’annuncio del governo svedese arriva mentre dalle Nazioni Unite giunge una nuova accusa contro le autorità israeliane di impedire l’accesso agli aiuti umanitari a Gaza, sotto assedio da ormai 14 mesi.
Georgios Petropoulos, direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) per Gaza, in una conferenza stampa ha detto: “Le autorità e l’esercito israeliano hanno ‘militarizzato’ il sistema degli aiuti”. Petropoulos ha aggiunto: “Non abbiamo un accesso prevedibile a questi posti di blocco israeliani. Non aprono abbastanza spesso e si passa un’enorme quantità di tempo semplicemente aspettando che decidano di aprire. Noi siamo lì per supportare la popolazione che per più di 14 mesi ha lottato per la vita, ma non ci è permesso fare il nostro lavoro”. Il direttore ha poi sottolineato che Israele “sembra poco disposto ad aprire più punti di accesso contemporaneamente”. Secondo l’Onu, a novembre sono entrati 37 camion di aiuti al giorno, contro i 500 prima della guerra. Il responsabile dell’Ocha ha spiegato inoltre che a tutto questo si aggiunge che i convogli che entrano da sud sono soggetti a saccheggi.
“La maggior parte delle aree in cui avvengono questi saccheggi sono sotto il controllo delle forze israeliane” ha aggiunto. Quindi il monito: “Ogni giorno, come operatore umanitario a Gaza, sei costretto a prendere decisioni orribili. Devo lasciare che la gente muoia di fame o di freddo? Dobbiamo portare più cibo per alleviare la fame o più teli di plastica per ripararci?”, ha detto Petropoulos. “La carestia è molto probabile che sia già qui”. Gli ostacoli all’accesso degli aiuti umanitari a Gaza è stata sanzionata dal Tribunale internazionale di giustizia (Icj), dove Israele si difende dall’accusa di genocidio, mentre la Corte penale internazionale (Cpi) ha accusato di “affamamento” il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, un reato che rientra nei crimini di guerra e contro l’umanità che hanno portato a emettere un mandato di arresto internazionale.
Nei giorni scorsi, anche papa Francesco è tornato a intervenire sul tema chiedendo un’indagine chiara per far luce sull’accusa di genocidio. Oggi, in un una lettera pubblicata dal quotidiano Il Foglio, il ministro della Diaspora Amichai Chikli ha risposto al pontefice, definito “un caro amico del popolo ebraico”. “Come popolo che ha perso sei milioni dei suoi figli e figlie nell’olocausto- ha scritto- siamo particolarmente sensibili alla banalizzazione del termine genocidio. Una banalizzazione che arriva pericolosamente vicino alla negazione dell’olocausto stesso”. Quindi l’appello: “Chiarisca la sua posizione rispetto all’accusa di genocidio mossa contro lo Stato ebraico”. (Alf/Dire) 11:35 20-12-24