Sanità. Moschetta (Fondo Globale): decisivo impegno USA e Europa

Allo IAI un incontro dedicato alla cooperazione internazionale

(DIRE) Roma, 26 Nov. – Gli Stati Uniti restino “impegnati”, mentre i Paesi europei facciano “la loro parte”, confermando e “accrescendo” il contributo agli organismi multilaterali che promuovono il diritto alla salute: è l’appello di Francesco Moschetta, manager del Fondo globale per la lotta contro l’aids, la tubercolosi e la malaria. La riflessione è condivisa con l’agenzia Dire a margine di un seminario all’Istituto affari internazionali (IAI). Esperti, politici e anche ufficiali delle forze armate hanno partecipato a un incontro dal titolo ‘Salute e sicurezza: l’impatto delle epidemie sulla sicurezza europea e globale’.

La parola che ritorna nella riflessione di Moschetta, esperto di emergenze, già al lavoro in Afghanistan o in Repubblica democratica del Congo, è “step up”: in italiano “accrescere” o anche “intensificare”. “Con la nuova presidenza di Donald Trump, l’Europa dovrà continuare a impegnarsi sul piano finanziario, considerando il principio americano del ‘matching'” avverte il manager, che utilizza un termine traducibile come “coordinamento”. “Lo stesso discorso vale per l’India, la Cina e tutti gli altri attori che sono interessati al funzionamento dei meccanismi multilaterali”.

La dinamica non sarebbe diversa da quella che riguarda i Paesi membri della Nato. Trump ha minacciato infatti di ridurre l’impegno americano nell’Alleanza atlantica in assenza di una maggiore partecipazione degli alleati europei anche sul piano finanziario. In materia di salute, la premessa è che gli Stati Uniti sono storicamente i primi donatori di una molteplicità di organismi. “Lo stesso Fondo globale è stato voluto dai repubblicani e ha ricevuto un contributo dal governo americano anche durante il primo mandato di Trump” ricorda Moschetta. “Bisogna capire che un sostegno intenso è decisivo; se si rallentasse adesso rischieremmo di mettere in discussione i progressi ottenuti finora nel contrasto alle tre malattie, subendo un contraccolpo”.

Un cambiamento di linea a Washington, con magari Robert Kennedy Junior segretario alla Salute orientato su posizioni critiche verso i vaccini, avrebbe comunque conseguenze a più latitudini. “Gli Stati Uniti sono un donatore essenziale, sia per la lotta all’hiv che per quella alla malaria” evidenzia Moschetta: “Un disimpegno avrebbe ripercussioni molto forti”.

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