IA opportunità da 21,7 mld per sistema sanitario italiano

(DIRE) Roma, 26 Set. – L’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese italiane è in continua crescita in tutti i settori: nel 2023 il 47,1% di loro la impiega nei propri processi produttivi, il 33% delle imprese nella vendita e nel marketing (+9% rispetto al 2021), ma solo il 26% delle aziende sanitarie italiane prevedeva di investire in AI nel 2023. Tuttavia, l’implementazione dell’IA nei processi sanitari, potrebbe far risparmiare all’Italia circa 21,74 miliardi di euro all’anno, riducendo i costi sanitari del 10-15%.

Queste tra le conclusioni della ricerca ‘L’impatto dell’Intelligenza Artificiale in Italia dalla finanza alla sanità’ di Rome Business School, a cura di Valentino Megale, docente dell’International Mba; Francesco Baldi, docente dell’International Master in Finance; Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche; Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.

IA E SILVER ECONOMY – In Italia, si prevede che il mercato dell’IA in sanità raggiunga i 3,19 miliardi di euro entro il 2030. Numeri importanti anche a fronte dell’invecchiamento della popolazione italiana – secondo stime Istat entro il 2050 più di 3 italiani su 10 avranno oltre 65 anni.

L’IA applicata a dispositivi medici intelligenti, sistemi di monitoraggio remoto e robotica assistenziale, permette non solo un’assistenza personalizzata e tempestiva, ma costituisce un importante supporto per i lavoratori sanitari. Con lo sviluppo attuale infatti, l’IA ha il potenziale di automatizzare fino al 36% delle attività nel settore sanitario e sociale, liberando risorse umane per compiti di maggiore valore aggiunto e aumentando la sostenibilità del sistema.

“Integrare l’IA nel sistema sanitario darebbe sollievo ai lavoratori del settore, sempre più carichi e a rischio di burn out, e ai pazienti che affronterebbero tempi d’attesa minori, mantenendo un servizio accurato e personalizzato, sempre sotto la guida del medico.

L’IA è uno strumento che accompagna ma non sostituisce i professionisti”, afferma Valentino Megale, tra gli autori della ricerca. Per dare risposta alla mancanza di personale, all’aumento dei pazienti e ai gravosi adempimenti burocratici, l’adozione dell’IA nel settore sanitario italiano ed europeo sta crescendo rapidamente: nel 2023 il suo valore globale è stato di circa 208 mld di dollari, arrivando a 1.848 mld nel 2030 (Statista).

Il mercato italiano dell’IA in sanità è praticamente raddoppiato nell’ultimo biennio e vede le aziende farmaceutiche partecipare a partnership internazionali con le grandi Big Tech e con aziende specializzate in piattaforme di IA per la sanità, oppure collaborare in un’ottica di open innovation con start-up locali (in Italia ce ne sono almeno 70 che sviluppano sistemi di IA applicati alle Scienze della Vita). “La parola d’ordine per il successo dei servizi tecnologici tra i senior è la semplificazione dell’accesso: la popolazione degli over 65 richiede servizi semplici da usare, efficienti e adeguati alle proprie esigenze”, afferma Francesco Baldi.

Un chiaro esempio sono le smart homes, mercato in forte crescita a livello europeo (37,8 miliardi di euro entro il 2025) e gli wearables, sensori biometrici che consentono di rilevare dati quali vitali. L’integrazione con soluzioni di intelligenza artificiale permette di analizzare questi dati in tempo reale, identificando anomalie e fornendo avvisi tempestivi sia agli utenti che ai professionisti sanitari.

foto di GNS

Infine: VANTAGGI E APPLICAZIONI: L’ADOZIONE DELL’IA IN SANITÀ – L’IA, in ambito sanitario, rappresenta una promessa di efficienza e risparmio: potenzialmente, in Italia, grazie al suo utilizzo si potrebbero ridurre i costi di circa il 10-15%, risparmiando approssimativamente 21,74 miliardi di euro all’anno. Non solo, secondo l’Ocse, l’IA può aiutare gli operatori sanitari a dedicare più tempo di qualità alle cure, consentendo loro di concentrarsi maggiormente sull’interazione con i pazienti piuttosto che sulla trascrizione di appunti e lavori amministrativi. In Italia, un medico dedica 23 su 40 ore di lavoro a burocrazia e documentazione, in questo senso, “l’IA permette per esempio di ridurre le lacune, minimizzare le comunicazioni via telefono e consente di aprire potenzialmente più slot per appuntamenti.

Ne risulta un migliore accesso dei pazienti alle cure e una massiccia riduzione del lavoro di programmazione che sovraccarica il personale d’ufficio. L’IA può anche rappresentare un punto di svolta quando si tratta di pratiche burocratiche per i rimborsi medici, aiutando gli infermieri ad archiviare le pratiche in modo più rapido e accurato”, afferma Massimiliano Parco.

Gli usi dell’IA vanno oltre il paperwork: all’ospedale Universitario Sant’Andrea di Roma, è in uso un software che identifica autonomamente le fratture che potrebbero sfuggire all’occhio umano, a supporto del medico che ne fa poi una rilettura per eventuale conferma. Inoltre, nello svolgimento delle risonanze magnetiche, i nuovi algoritmi riescono a far risparmiare fino al 50% del tempo, e nelle Tac vengono acquisite immagini con il 60% in meno di radiazioni. Nonostante il grande potenziale, l’adozione pratica dell’IA nel settore sanitario è ancora limitata.

L’IA, spesso, viene considerata solo in poche Asl e in piccole aree di sperimentazione. Inoltre, nel 2023 solo il 26% delle aziende sanitarie italiane aveva previsto di investire in AI e solo il 4% intendeva utilizzare i fondi del Pnrr per questo scopo.

“L’introduzione dell’IA, in sanità come in ogni altro settore, emerge come un processo profondamente umano che deve adattarsi agli operatori sanitari mediante un approccio human-centric, rispettare la loro integrità e affrontare le loro preoccupazioni, incoraggiando al tempo stesso l’adozione e l’arricchimento delle competenze. Rappresenta senza dubbi un’opportunità importante per ridurre costi e migliorare i servizi alla popolazione”, conclude Valerio Mancini.

GLI INVESTIMENTI IN AI IN ALTRI SETTORI IN ITALIA – Non solo sanità, è in forte crescita in tutti i settori l’interesse da parte delle aziende nell’integrare l’IA nei loro processi. Secondo gli ultimi dati Istat (2023), il 47% delle imprese italiane impiega l’IA nei processi produttivi e lo fa maggiormente nelle regioni del Nord-est; il 33% delle imprese usa l’IA nei processi di vendita e marketing (+9 punti percentuali rispetto il 2021), concentrandosi nelle regioni del Nord-est e del Mezzogiorno; il 23% in sicurezza e IT, il 21% in ricerca e sviluppo; e meno del 20% la utilizza nei processi di logistica, gestione finanziaria ed amministrazione aziendale.

A fine 2023 in Italia, oltre il 75% delle imprese del settore della ristorazione hanno impiegato l’IA per estrapolare, rielaborare e analizzare dati. Poco inferiore al 50% la quota di utilizzo nelle imprese delle attività editoriali e nell’informatica. Inoltre, la potenza dell’IA viene sfruttata in particolar modo nell’analisi di big data, attraverso l’apprendimento automatico: in Italia, un forte utilizzo è riscontrato nelle imprese del settore Ict, con oltre il 60% dell’aggregato del settore. Attualmente, il maggior utilizzo di IA nell’automatizzazione dei flussi di lavoro si rileva nelle imprese delle attività manifatturiere (52%). (Com/Red/ Dire) 05:10 26-09-24

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