Invertire la rotta: partecipare tutti al grande progetto sportivo della Città Metropolitana

  • Giuseppe Condemi
    Giuseppe Condemi

    Ho letto in questi giorni alcuni commenti inerenti la questione impiantistica sportiva: costi, benefici e problematiche ad essa connesse. Purtroppo, ancora una volta duole constatare la mancanza di raziocinio ed obiettività, se non in qualche caso isolato, da parte degli addetti ai lavori. Com’è prassi in questa città, quando le cose non vanno, si cerca di scaricare le colpe su chi ha operato, senza analizzare le diverse sfaccettature di un problema così complesso, finendo con l’ equazione: “…si sono mangiati tutto”. Premesso che, per mia indole non mi piace essere considerato l’avvocato difensore, specie di chi tra tanti meriti legati all’impiantistica sportiva, ha commesso una serie innumerevole di errori: le strutture non vanno create ed abbandonate a se stesse; la gestione affidata ai privati, si è ancora una volta rivelata un madornale errore a discapito della collettività. E’ innegabile però il fatto, anzi è realtà, che negli ultimi 12 anni della storia politica di questa città, ripeto tra tanti errori, si sono realizzati più impianti sportivi di quanto non ne siano stati realizzati nei 50 anni precedenti a tale periodo. Per non parlare delle tantissime manifestazioni sportive di livello internazionale che, se fossero state fatte in campo culturale, Reggio Calabria, vista la sua antica e nobile storia, oltre ad ambire a divenire città dello sport, poteva essere considerata la città della cultura. La città dello sport e della cultura, non a caso, due direttive per realizzare quella crescita e quel riscatto sociale di una collettività sempre più “spremuta” per colpe ereditate dalla storia. Lo sport come strumento di coesione, di conoscenza, di superamento delle barriere e delle diversità, trasmissione di valori e ideali, formazione psico-fisica, ma soprattutto strumento di crescita in un contesto dove prevale l’egoismo, l’individualismo, il malaffare, la crisi etica e morale. Lo sport compreso e insegnato come pratica di valori umani. Non certo il mezzo per acquisire consenso elettorale. L’attività sportiva, come del resto le politiche sociali, facce di una stessa medaglia, non dovrebbero avere colore politico. Proprio tra qualche giorno, a Cucullaro, ci sarà una importante iniziativa sportiva che vedrà impegnati soggetti devianti, organizzata dall’USM di Reggio Calabria: lo sport come mezzo di recupero sociale. Fino a quando nella nostra meravigliosa città c’è stato un gioco di squadra, i risultati in progettuali, gli interventi e l’ efficacia delle azioni sono stati sotto gli occhi di tutti, vedi Scuola dello Sport CONI realizzata a Gallina e i tanti impianti sportivi disseminati sul territorio reggino; quando invece, si è cercata la rissa ad ogni costo, è venuta meno la credibilità delle persone e sono affiorate le falle di un “sistema” che così come era stato ideato, non poteva reggere la crisi economica che da lì a poco si è presentata. Quando parlo di gioco di squadra, mi riferisco al ruolo delle Federazioni, del Coni, delle società sportive, degli Enti di promozione sportiva e in ultimo, dei politici. Questi, sempre più incapaci di utilizzare il “fioretto” della mente per dare la stoccata vincente in termini di idee e realizzare un progetto per lo sport a lungo termine. Mentre i primi, rimasti inutili spettatori di un sistema che fino a quando gli ha garantito l’utilizzo delle strutture a basso costo o senza costi, ha appoggiato le scelte o demandato ad altri. Protagonisti “miopi”, attori mascherati in un palcoscenico virtuale, che hanno cominciato a recitare solo quando sono stati toccati nelle tasche, rovesciando ingiurie e offese nei confronti di coloro che prima avevano appoggiato. Gli stessi politici che, incuranti delle reali esigenze territoriali, per senso di “appartenenza”avevano preteso la realizzazione delle strutture in questione. A tal proposito apro una parentesi, pensate un po’ alla questione Multiservizi, Leonia, ecc., molti dei lavoratori che si erano avvantaggiati di un “sistema” che in talune circostanze aveva messo al bando il rispetto dei diritti individuali, quando sono stati intaccati i loro diritti hanno preteso il rispetto e attaccato coloro che li avevano “tirato” dai capelli. Paradosso tutto reggino. Un’ultima considerazione la volevo riservare ai signori Commissari. Ho sempre sostenuto che il peggiore dei governi è sempre meglio della gestione commissariale: uomini venuti da lontano, privi di senso di appartenenza che, incuranti delle sofferenze economiche e sociali della popolazione che è stata affidata loro, si preoccupano di applicare sterili “regole” matematiche, perdendo di vista l’equilibrio, di per sé precario, tra diritti e doveri su cui si regge ogni società. Come dire, si comportano come un pessimo padre di famiglia che davanti ai problemi finanziari, cerca di risolverli imponendo alla moglie ed ai figli di non mangiare. Così facendo, per utilizzare un termine tecnico, si rischia un inevitabile Autogol.

  • Dott. Giuseppe CONDEMI (Pedagogista Sportivo)

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