Confagricoltura: continuo calo terreni coltivati, contenere l’import
(DIRE) Bologna, 11 Lug. – – “La campagna 2024 della patata non è iniziata nel migliore dei modi nel bolognese”, uno degli areali italiani più vocati a questa coltura. E per diverse ragioni, secondo l’analisi di Confagricoltura Bologna: difficoltà nel reperimento delle patate da seme, il cui prezzo è aumentato del 30%, oltre ai continui problemi fitosanitari che da anni colpiscono le produzioni pataticole. E poi le importazioni: tanta merce estera finisce sui banchi della distribuzione, determinando una competizione -soprattutto sul prezzo- “difficile da sostenere per i produttori bolognesi”. Questo ha portato a un continuo calo dei terreni coltivati: stando ai dati elaborati dai tecnici di Confagricoltura Bologna, la superficie adibita a coltivazione della patata è scesa del 50% negli ultimi due anni. Più nello specifico, dal 2022 al 2024 si è passati da 1.102 ettari ai 523 coltivati di questa campagna per quanto riguarda, invece, i produttori affiliati ad Agripat, che rappresenta il 95% della produzione pataticola regionale.
“La situazione non è delle più rosee, inutile girarci intorno- commenta Davide Venturi, presidente di Confagricoltura Bologna- la campagna sta muovendo i primi passi, non è certo il momento di stilare bilanci, ma le criticità della filiera sono evidenti e le imprese agricole specializzate nella produzione delle patate sono in difficoltà. Se le cose non cambieranno la coltura della patata, da sempre motivo di vanto dell’agricoltura bolognese e regionale, rischia di ridursi ai minimi termini”. Le difficoltà sono iniziate dal reperimento del seme: l’inverno piovoso in Nord Europa ha infatti influenzato la sua disponibilità e, vista la scarsa quantità, ne ha aumentato il costo fino al 30%. Inoltre, da un punto di vista fitosanitario, le minacce arrivano dalla peronospora, senza tralasciare il ferretto. “Oltre a questi fattori- dice Luca Mattei, nuovo componente della giunta di Confagricoltura Bologna e vicepresidente di Agripat- è importante evidenziare anche l’importazione eccessiva. Se lo scorso anno il settore italiano era stato in grande difficoltà a causa del maltempo ed era stato necessario aprire le porte ai tuberi egiziani o francesi, ora bisogna cercare di porre un freno a tutto questo e valorizzare maggiormente la filiera nazionale, di cui quella bolognese ricopre un ruolo di primo piano. Difficilmente riusciremo a essere autosufficienti, ma è fondamentale contrastare le importazioni massicce e vigilare sulla corretta vendita del prodotto italiano e di quello importato”. In questo percorso di rilancio della filiera, le Istituzioni “possono giocare un ruolo fondamentale: i produttori devono essere messi in condizione di poter essere competitivi, una coltura strategica come la patata deve essere tutelata, anche rispetto al prodotto importato”.
Confagricoltura Bologna rivendica quindi un supporto per gli imprenditori agricoli, “tenendo conto che la coltura della patata richiede circa 10-12 mila euro di spesa ad ettaro. Una cifra importante- spiega Venturi- che ovviamente l’agricoltore valuta attentamente se investirla per poter avere il giusto ricavo. È fondamentale intensificare i tavoli di incontro con le Istituzioni locali e non solo, con focus specifici sulle criticità di mercato e agronomiche, affinché la coltura della patata possa continuare ad essere una delle colonne portanti dell’agricoltura bolognese”.
(Red/ Dire) 20:08 11-07-24