Università. Bernini: Le proteste giovanili sono segno di vitalità

(DIRE) Roma, 30 mag. – In vista delle elezioni dell’8 e 9 giugno 2024, quando i cittadini saranno chiamati a votare per il rinnovo dei propri rappresentanti nel Parlamento europeo, Vogue Itali ha intervistato in esclusiva Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca del Governo Meloni, che dice la sua su ricerca, accordi internazionali e sostegno alle libertà fondamentali. A seguire riportata nella nota l’intervista completa. Come giudica la protesta giovanile nelle università? “Come un segnale di vitalità. Le nuove generazioni si interrogano sui grandi temi che riguardano il futuro, dalla guerra alle transizioni ambientale e digitale. Questo protagonismo generazionale è positivo. Per essere ascoltati, bisogna imparare ad ascoltare”.

Veniamo alle questioni inerenti il suo mandato. Attraverso varie iniziative sta favorendo la presenza femminile nelle facoltà universitarie Stem. Per quale ragione? Ce ne vuole parlare? “E’ da tempo che sono più le donne che gli uomini ad immatricolarsi e laurearsi. Ma non è così nelle discipline scientifiche. Sono numeri figli del pregiudizio, sbagliato, che per molti anni ha influenzato le scelte delle ragazze. Un condizionamento semplicemente inaccettabile. Abbiamo rafforzato le azioni di orientamento e gli strumenti di sostegno, con borse di studio più ricche per le studentesse Stem. Abbiamo invertito il trend e le ragazze che scelgono materie tecnico-scientifiche è in aumento”. So che lei si sta spendendo per le carriere alias. Possiamo sperare che sotto il suo mandato diventino realtà per tutte le istituzioni scolastiche? “Sono già una realtà.

Sono molti gli atenei che, nella loro autonomia, stanno accogliendo la possibilità di iscriversi in transizione. Gli studenti che stanno iniziando un percorso di affermazione di genere, in attesa che siano adeguati i documenti, possono già chiedere un nuovo profilo, nel pieno rispetto della privacy. Non si tratta di essere al passo con i tempi. Si tratta di dare ascolto a un bisogno di libertà ed è importante che siano proprio i luoghi dell’alta formazione ad ascoltarlo e garantirlo. L’abbigliamento dà precisi messaggi a livello politico, come dimostrano i tanti spin doctor che consigliano ai leader cosa mettere e cosa no. Lei si veste quasi solo di bianco e di nero, non mi sembra abbia “mezze misure”. Questa scelta riflette anche la sua personalità? “Nessuno spin doctor. Semplicemente scelgo quello che mi piace. E, sì, forse questo rispecchia anche il mio carattere. Mi piacciono le scelte nette, ma non rigide. Si è portati a dire: o bianco, o nero. Ma in realtà tra questi due colori c’è tutto un mondo. Poi chi fa politica deve avere il senso sfumature, della mediazione. Purché il compromesso non sia il sacrificio dei valori e degli obiettivi ma la ricerca di una soluzione condivisa”. (Red/Com/Dire) 09:43 30-05-24

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