(DIRE – Notiziario settimanale Sanità) Roma, 23 apr. – C’è un problema, in oftalmologia, che sta “esplodendo” ed è quello che il professor Paolo Nucci, ordinario di Oculistica all’università Statale di Milano, chiama “miopidemia”, cioè epidemia di miopia. “Oggi si stima che il 30-35% dei ragazzi di età inferiore ai 14 anni sia miope, in pratica uno su tre- fa sapere- Non è una proporzione che possiamo definire normale: è così perché negli ultimi dieci anni il numero dei bambini e degli adolescenti miopi è raddoppiato, con una accelerazione improvvisa negli ultimi due anni.
Il che è in linea con la previsione fatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui nel 2050 la metà della popolazione mondiale sarà miope”. Le cause? “È paradossale- spiega l’esperto- ma la miopia sembra una sorta di effetto collaterale dell’istruzione: la cosa è evidente da studi effettuati in Asia. Per esempio a Singapore, dove prima della crescita, del benessere e quindi della scolarizzazione avvenuta negli anni ’80 e ’90, la miopia era molto minoritaria, mentre oggi affligge l’80% dei giovani”. Percentuali simili in altri Paesi asiatici, specie in Cina.
“Da noi, sia pure più lentamente, sta succedendo la stessa cosa- prosegue il professor Nucci- Non è che l’istruzione di per sé faccia male, è ovvio: però fa male passare troppo tempo concentrati su libri e video a stare pochissimo all’aperto. Stando all’aria aperta, gli occhi si sforzano meno perché devono guardare lontano; non sono costretti all’iperaccomodazione continua come accade davanti a un display. Ma c’è di più: sembra anche che i raggi del sole stimolino la produzione di dopamina, sostanza in grado di inibire le metalloproteasi, un enzima che rendendo la sclera più elastica favorisce l’allungamento del bulbo oculare e quindi la miopia.
Noi oculisti, che siamo sul campo, sappiamo cosa sta succedendo; ma assurdamente non abbiamo dati precisi sull’impennata di miopia infantile, perché nel nostro Paese, e in tutta Europa, non esiste un sistema di sorveglianza epidemiologica della miopia”. Il che è “grave”, perché finché non si hanno le dimensioni del fenomeno si tende a sottovalutarlo e a non mettere in atto contromisure. “Ma la miopia è più invalidante di quanto sembra: si pensi a quanti lavori che esigono un buon visus, pilota, per esempio, non possono essere svolti da chi vede male. Non solo- aggiunge l’esperto- al di là delle cinque diottrie si associa a conseguenze patologiche sulla retina, una maggiore incidenza di glaucoma e cataratta.
È indispensabile una strategia per prevenire e curare questa patologia: ci vorrebbero visite di screeening obbligatorie a partire dai tre anni; scuole che stimolassero le attività all’aria aperta; e infine un più largo uso di terapie, ottiche e farmacologiche, che esistono, in grado di frenarne l’evoluzione”. Infatti, quando la prevenzione e i comportamenti adatti a evitare l’insorgere della miopia o il suo peggioramento “non bastano”, concorda il professor Scipione Rossi, segretario SISO e direttore dell’Unità Complessa di Oculistica dell’Ospedale S.Carlo di Nancy di Roma: “Possiamo ricorrere a speciali lenti da occhiale che servono per bloccare la progressione della miopia: in associazione a un collirio a base di atropina molto diluita possono bloccarne la progressione e, in qualche caso, anche bloccarla. Ma se non si fa nulla, se il difetto non viene scoperto e curato, diventerà miopia degli adulti, con tutti i costi sociali che comporta”, conclude. (Red/ Dire) 08:29 23-04-24