Proprio nell’edizione di ieri, il Metropolitano ha trattato un tema che è divenuto di profonda attualità in questi ultimi giorni. Reggio e Messina si uniscono sempre di più nello sport. Se da un lato troviamo il messinese Giuseppe Rizzo a vestire la casacca amaranto, dall’altro, oltre alla presidenza ed alla guida tecnica, troviamo il reggino Cristian Ricciardi, classe ’90, proveniente dall’ottimo campionato a Rosarno, acquistato nell’ultima sessione di mercato dal Messina. Proprio nell’ottica di valorizzazione e lancio dei giovani, abbiamo intervistato il giovane reggino. Cristian nasce a Reggio il 23 febbraio del 1990. Sin da piccolissimo si intravedono nel ragazzo spiccate doti calcistiche e la Reggina, squadra storicamente molto attenta ai giovani, lo prende e lo fa crescere sui campi del Sant’Agata. Dalla Reggina giunge al Rosarno dove si mette in luce nell’ultimo campionato di serie D, attirando l’attenzione del Messina che lo acquista nel mercato di gennaio.
Intanto ciao Cristian e grazie per la disponibilità.
“Figurati è un piacere”.
Iniziamo subito dal presente. Da gennaio, dopo un periodo difficile legato a problemi di cartellino, sei approdato al Messina, una grande piazza molto attaccata alla squadra. Quale sono le tue prime impressioni?
“Sono contento, perché comunque Messina è una piazza prestigiosa dove fino a qualche anno fa si esibiva la serie A. E’ un privilegio ed una responsabilità perché i tifosi sono molto legati e si vede, già domenica erano presenti 1000 persone al San Filippo e anche grazie ai nuovi presidenti si sta riaccendendo un grande entusiasmo per la squadra, quindi sono sicuro che con il tempo ed i risultati si tornerà a riempire il San Filippo. Si è già intravisto questo entusiasmo il mese scorso quando, dopo una serie di vittorie consecutive, lo stadio contava 4000 unità nonostante tutte le vicende societarie”.
A Messina ritrovi mister Sergio Campolo, un altro reggino che ha vestito la casacca del Messina, lo conoscevi? Hai avuto già modo di parlare con lui per quanto riguarda il ruolo che dovrai andare a ricoprire?
“Lo conoscevo come persona però è la prima volta che mi allena a questi livelli. Come ruolo nasco attaccante, anche una seconda punta, con il mister non credo ci sarà alcun problema anche perché mi conosce abbastanza bene, e riesco ad adattarmi sia come esterno alto che basso. Deciderà lui in base alle esigenze della squadra, mi metto a diposizione”
Oltre Sergio Campolo, anche Giovanni Morabito tra i nuovi acquisti, la presenza dei reggini è molto forte partendo appunto dalla presidenza. Come giudichi questo ponte che si sta creando tra le due sponde dopo la grande pubblicità per l’Area Metropolitana dello Stretto?
“Penso sia una cosa molto importante soprattutto dal punto di vista umano. Lasciamo perdere a livello calcistico perché ci sarà sempre la rivalità ed è un cosa anche bella, specie negli ultimi anni quando Reggina e Messina militavano in serie A, il derby è sempre il derby e non si discute. A livello umano abbiamo tanto in comune e si può lavorare e fare tanto. Il fatto di vedere persone di Reggio andare a Messina a “salvare” la società è molto incoraggiante per lo sviluppo della nostra zona. Perché ricordiamo che se la squadra non si fosse presentata nella gara contro la Valle Grecanica, avrebbe rischiato la radiazione e non sarebbe stata una cosa bella per il sud perdere una piazza importante come Messina la quale, a detta dei presidenti, si prefissa l’obiettivo nel giro di 4/5 anni di tornare ai livelli che le competono. Lo sport da questo punto di vista potrebbe essere il punto di partenza per la fusione sociale tanto auspicata dai presidente delle due province in merito all’Area Metropolitana”.
Il Messina attualmente occupa una posizione di medio bassa classifica, anche per colpa delle vicissitudini societarie e delle penalizzazioni inflitte. Quali sono in questi sei mesi i tuoi obiettivi e quelli del Messina?
“L’obiettivo del Messina, per quello che ci siamo detti con la società ed il mister, è quello per ora di pensare a salvarsi, anche perché, purtroppo, a causa dei tanti problemi societari passati ci saranno altri punti di penalizzazione, quindi sarà difficilmente pensabile raggiungere nelle ultime gare rimaste la zona play off. Per quanto mi riguarda non mi pongo obiettivi precisi. Penso a fare bene questi sei mesi rimasti, anche perché gli ultimi quattro mesi del 2010 sono stato fermo per problemi con il cartellino e sono stato praticamente un nomade non sistemandomi mai in maniera adeguata. Messina sarà sicuramente un punto di partenza davvero importante per la mia carriera, perché la piazza è calda e ti mettono nelle condizioni migliori per lavorare e crescere. Vero è che con tutto ciò subentra anche una grande responsabilità che fortunatamente ho sviluppato in un’altra piazza calda come quella di Rosarno”.
Hai giustamente parlato di Rosarno. Cosa ricordi e cosa porti dentro di te di questa importante esperienza per la tua carriera?
“Porto tante cose dentro, tanti bei ricordi. Oltre che come giocatore, nella mia esperienza a Rosarno, sono riuscito a crescere anche come persona. Stando con compagni più grandi ed esperti si impara molto e questo mi è servito tanto nelle mie cadute. Devo ringraziarli per come mi sono stati vicini e per i consigli che mi hanno aiutato a maturare come persona; e non nascondo che devo ringraziare soprattutto il Signore per tutto ciò, perché mi rendo conto che senza il Suo aiuto è impossibile andare avanti in questo mondo che, giorno dopo giorno, sta degenerando sempre di più”.
Nella bella stagione a Rosarno, hai coronato il tutto con la convocazione da parte della selezione di serie D per il prestigioso torneo di Viareggio. Torneo che vi ha visti protagonisti a sorpresa, arrendendovi solo in semifinale all’Empoli. Cosa ricordi di quella esperienza?
“Sono delle emozioni indescrivibili. Devo ammettere che è stata la mia seconda partecipazione al torneo. Infatti avevo già partecipato con la Reggina, non disputando gare però a causa di un infortunio. Tornando all’anno scorso, siamo giunti al torneo vogliosi di fare bene ma svantaggiati a livello mentale, essendo comunque una rappresentativa di dilettanti e dovendoci misurare con primavere di squadre professionistiche. Poi è iniziato il torneo e tutte queste congetture sono svanite: abbiamo eliminato l’Inter al girone. Il turno successivo abbiamo affrontato il Genoa e abbiamo vinto una partita straordinaria, un’emozione unica. Poi dopo la vittoria ai quarti con il Torino ci siamo dovuti arrendere alla “lotteria” dei rigori contro l’Empoli”.
Ultima domanda per i tuoi inizi. Cristian come altri ragazzi “nasce” sui campi del Sant’Agata. Tanti ragazzi escono dal vivaio amaranto, oltre ai vari Missiroli e Barillà. Questo sta a significare il grande lavoro che la società amaranto svolge sui giovani.
“Sono assolutamente convinto che la Reggina abbia uno dei migliori vivai d’Italia, non voglio esagerare a dire anche in Europa, però in Italia certamente si. E tutto questo parte anche dal centro sportivo che, dopo quelli delle grandi Milan, Inter ecc ,non ha rivali specie al sud Italia. Penso che il presidente si concentri maggiormente sul settore giovanile piuttosto che sulla prima squadra facendo certamente la cosa più giusta perché il futuro sta nei giovani ed i risultati di tali sforzi sono innegabili e tangibili”.
Grazie Cristian, in bocca al lupo per la tua esperienza e a risentirci presto.
“Grazie a te, crepi il lupo alla prossima”.
Danilo Santoro