Apprendo, a dire il vero senza sorpresa e con amara ilarità, che il geologo Mario Tozzi ribadisca la sua qualifica di sciagura con riferimento al Ponte sullo Stretto. Lo fa, anzi lo rifà, con un tempismo politico assai sospetto, ma non è questo che adesso rileva. Avendo avuto l’onore di essere relatore alla Camera del provvedimento legislativo che, nei fatti, ha messo in moto la grande macchina che porterà già nella prima metà del prossimo anno all’inizio dei lavori per realizzazione di un’opera imponente e rivoluzionaria, non ripeterò in questa sede tutti gli obiettivi vantaggi derivanti da un collegamento stabile tra le rive calabrese e siciliana, che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani ed europei in genere vuole.
Sia chiaro, non mi metto a competere con il Prof. Tozzi sulla conoscenza delle cognizioni scientifiche riguardanti gli aspetti che l’opera in questione investe, figuriamoci. Tuttavia qualcosa va detta a questo pur rispettabile scienziato che ormai calza le vesti del predicatore televisivo incontinente. Egli dice che Il Ponte sullo Stretto «non ha alcuna utilità da un punto di vista pratico. Si fa molto prima ad attraversarlo adesso, con l’aliscafo e senza prendere la macchina».
Attraversare il ponte in auto, spiega l’esperto «implicherebbe metterci più tempo e oltretutto inquinando di più, ai pendolari comporterebbe un uso dell’autovettura che non avrebbero avuto. (….) Per quello che mi riguarda, chi viene da Berlino e volesse andare a Palermo in macchina, va ricoverato». Intanto l’ opera di collegamento stabile fra la Sicilia e la Calabria rappresenta un’opera prioritaria e di preminente interesse nazionale, in quanto finalizzata al completamento del corridoio Scandinavo-Mediterraneo delle reti transeuropee di trasporto (TEN-T) che Tozzi a quanto pare non conosce.
Poi c’è l’altra qualifica che il geologo appioppa con sconcertante facilità al Ponte, ossia quella di ‘opera ideologica’ mi fa letteralmente sobbalzare dalla sedia.
Questo perché se c’è un concetto che il Ponte va a scardinare è proprio quello dell’ideologia preconcetta e fine a se stessa, come quella che caratterizza l’ormai risicato partito del ‘no’ che pare aver trovato in Tozzi il nuovo segretario. Neanche i vecchi leader del fronte contrario al Ponte credono piu’ infatti a certe ideologie menagrame. Così come nessuno crede che le grandi imprese siano senza rischi. Ma questo non è un buon motivo per non farle, specie quando si ha il conforto della scienza. O forse il prof. Tozzi crede che tanti sforzi politici, legislativi ed economici si basino sul nulla?
Il ponte non è, e non sarà figlio di un capriccio o di una sorta di istinto politico come qualcuno cerca di dipingerlo, bensì una realizzazione i cui primi fondamentali piloni hanno le rispettive basi sulla scienza, sulle analisi piu’ accorte. O Tozzi forse crede di essere l’unico scienziato sulla faccia della terra?