L’appello condiviso anche con l’ordine professionale
(DIRE) Roma, 5 Nov. – “Nel racconto del conflitto in Medio Oriente i giornalisti hanno una responsabilità ancora maggiore, perché non devono alimentare in alcun modo discorsi di odio, antisemitismo o islamofobia”: così all’agenzia Dire Anna Meli, presidente di Cospe, organizzazione non governativa fiorentina per anni in prima fila con progetti di supporto sociale in Palestina, anche nella Striscia di Gaza con i colleghi di Educaid.
L’appello è stato condiviso nei giorni scorsi con Carlo Bartoli, a capo dell’Ordine nazionale dei giornalisti. In primo piano la necessità di “ricordare a tutte le giornaliste e a tutti i giornalisti italiani di verificare in modo attento le notizie, a usare un linguaggio corretto e a prestare l’attenzione dovuta a non alimentare l’odio, l’antisemitismo e l’islamofobia, anche nel nostro Paese”.
Si tratta, spiega Meli, di “un richiamo alla responsabilità”. A renderlo indispensabile sarebbero i rischi di ulteriori ripercussioni sul dibattito pubblico e sul piano sociale della nuova fiammata del conflitto mediorientale, divampata il 7 ottobre con gli assalti di Hamas nel sud di Israele. Oltre 1.400 le vittime di quelle violenze e oltre 9mila le persone uccise nelle quattro settimane di bombardamenti di Tel Aviv nella Striscia di Gaza, tuttora in corso.
“E’ fondamentale che i giornalisti scelgano le parole corrette e abbiano una cura particolare” sottolinea la presidente di Cospe. “Non si devono mai usare due pesi e due misure: le persone uccise non sono morte ma sono uccise, indipendentemente se israeliane o palestinesi; e gli assassinii sono tutti brutali, per definizione”.
Secondo Meli, la necessità di meccanismi di tutela e di vigilanza è rafforzata dal fatto che a Gaza, la regione palestinese sottoposta ai raid aerei e stretta dall’avanzata dell’esercito di Israele, “sono già stati uccisi molti giornalisti e per ora non ci possono essere colleghi di testate internazionali”. Uno sguardo ancora sui diritti umani e, infine, sul futuro possibile.
“Come ONG troviamo la richiesta di evacuazione dal nord della Striscia disumana e impossibile da realizzare” sottolinea Meli, in riferimento agli ultimatum imposti da Israele. “Chiediamo un cessate il fuoco immediato e l’avvio appena possibile di negoziati, con la consapevolezza che la storia di questo pezzo di mondo non è cominciata il 7 Ottobre”. (Dire) 13:02 05-11-23