Inaccettabili i tempi di consegna per il restauro del Museo di Reggio Calabria

 

Museo Reggio Calabria
Museo Reggio Calabria

Scrivi lavori del Museo e leggi pozzo di San Patrizio. Come dire: divora soldi. La procedura era stata avviata nel 2006 e l’opera di restauro si sarebbe dovuta concludere entro il 2011, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Nel frattempo i tesori più significativi sono stati ospitati nella sala “Federica Monteleone” di Palazzo Campanella, su tutti i mitici Bronzi di Riace. Nel frattempo le due statue sono state sottoposte ad un delicato ceck-up, durante il quale era consentita la presenza del pubblico. La scelta di mettere in mostra le opere più note (vedi anche la testa del filosofo) al Consiglio regionale era stata dettata dall’esigenza di impedire il trasferimento provvisorio dei Bronzi in altra sede. Gli “sciacalli d’Italia” erano in agguato con proposte allettanti, ma la città non ha ceduto alla lusinghe e bisogna riconoscere che il presidente del Consiglio regionale dell’epoca Giuseppe Bova si è prodigato per fare allestire la sala affinché le due statue non varcassero i confini di Reggio. Progetto che aveva visto pure nettamente contrario il sindaco del tempo Giuseppe Scopelliti il quale temeva, come tutti i reggini, un viaggio di sola andata o comunque un ritorno lontano. Per il progetto d’avvio erano stati messi a disposizione dal ministero dei Beni culturali, allora guidato da Francesco Rutelli, 17 milioni di euro. La storia è nota: sono passati quasi 1300 giorni e adesso si parla di una probabile data della riapertura di Palazzo Piacentini nella primavera del 2014. E soprattutto si invocano altri soldi, si ipotizzano altre variazioni del progetto, insomma c’è da perdere la pazienza. E l’ha persa pure il governatore della Calabria Scopelliti il quale ha scritto una lettera perentoria al ministro dei Beni culturali Massimo Bray per chiedere la rimozione di coloro che “hanno causato ritardi e sprechi di risorse”. In pratica il ministro deve inchiodare alle proprie responsabità tutti quelli che hanno avuto ruoli nell’operazione di restauro del Museo. Sono loro a dover pagare le conseguenze. Scrive Scopelliti a Bray: “Quanto avvenuto in questi anni nella gestione dei lavori del Museo è qualcosa di assurdo. Ritardi su ritardi, tempo preziosissimo perso e soprattutto somme vertiginosamente aumentate”. Ai 17 milioni iniziali si debbono aggiungere i 6 milioni che grazie all’impegno di Scopelliti sono arrivati dal Cipe e un altro finanziamento straordinario di 5 milioni della Giunta regionale. Stavolta, per essere più espliciti, la Politica non c’entra, ha dato di più di ciò che doveva dare ma le responsabilità cadono sulla Burocrazia e in particolare su quei burocrati del Ministero dei Beni culturali che hanno avuto ruoli importanti nell’opera di restuaro del Museo. Scopelliti, “oltre alla rimozione dei responsabili per ritardi e sprechi”, ha chiesto al Ministro “di mantenere gli impegni presi con i calabresi e soprattutto di indicare tempi certi per la riapertura”.
Nei giorni precedenti avevano scritto al ministro Bray Francesco Alì e Pasquale Amato del comitato per la valorizzazione e la tutela dei Bronzi e del Museo, che hanno giustamente parlato “di danno indecoroso e incalcolabile”. L’autorevole intervento del governatore dovrebbe sollecitare il ministro Bray a prendere in mano la situazione. Il rappresentante italiano dell’Unesco, Giovanni Puglisi, definisce questi ritardi “un’assoluta vergogna per l’Italia”. Qualche penna zelante ha cercato di criticare Scopelliti con una domanda: “Perché si è svegliato solo adesso?”. La buona menoria non si addice a chi dà l’impressione di vivere sulle nuvole della demagogia. Il Governatore, come è confermato dalle collezioni dei giornali, ha riservato sempre la massima attenzione sui lavori del Museo: è stato lui a fare sbloccare i fondi del Cipe, è stata la Giunta regionale da lui presieduta a stanziare un fiondo straordinario di 5 milioni. Le responsabilità sono chiare. In questo caso è ridicolo salvarsi l’anima con la solita battuta comune “piove, governo ladro”.

FRECCIA DEL SUD

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