Gli attacchi di razze sono apparentemente rari, motivo per cui la terrificante esperienza di una donna della Florida ha scioccato le comunità di tutto il mondo e che ricorda quello accaduto ad un giovane turista italiane in Costa Rica
A parte il famigerato attacco di razza che ha tragicamente ucciso l’ambientalista Steve Irwin, gli attacchi di razza sembrano rari. Scienceline riferisce che la morte di Irwin è stata la seconda morte di razza registrata nella storia, la prima nel 1945. Mentre essere punti da una razza è più comune, essere impalati o uccisi è molto meno frequente, rendendo la notizia di un attacco scioccante. K.O.C. di Tampa, in Florida, ha recentemente vissuto un incubo quando una razza l’ha impalata il 25 agosto 2023 nel momento in cui si è distesa con il fondo schiena in pochi centimetri d’acqua sul fondale sabbioso.
Dopo 45 minuti prima sono arrivasti i primi soccorritori ma il pungiglione aveva quasi perforato il polmone di K. La donna ha riferito ai media locali che i paramedici sulla scena hanno dovuto tagliare la spina dorsale della pastinaca dalla base della coda. Secondo il National Capital Poison Center, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ogni anno negli Stati Uniti si registrano tra i 1.500 e i 2.000 feriti da pastinaca.
La maggior parte dei casi non sono fatali. Le lesioni che una razza può infliggere sono duplici: una puntura della lama spinale (pungiglione) e il veleno che rilascia, che, in casi rari, può causare “mal di testa, nausea e vomito, svenimenti, pressione bassa, aritmie cardiache, e perfino convulsioni.” Il modo migliore per evitare di essere punti o forati da una razza? Secondo la NBC San Diego, metti i piedi nella sabbia quando raggiungi l’acqua profonda fino alle caviglie. Le razze sono creature timide e, se ne colpisci una con il piede, è più probabile che si allontanino nuotando piuttosto che reagire come se fossi un predatore.
Un dodicenne italiano in vacanza con i genitori, in Costa Rica è rimasto paralizzato dalla vita in giù in seguito alla lesione della puntura di una razza; l’incidente è avvenuto nel 2019 in Costa Rica, al largo della spiaggia di Playa Mina, nel nord-ovest del Paese; in quei mari nuotano diverse specie di razze, in particolare quelle appartenenti al sottordine dei Myliobatoidei, che noi conosciamo come pastinache o trigoni.
Tutte le specie appartenenti a questo sottordine sono dotate di un pungiglione velenoso: raramente lo usano per aggredire, ma capita spesso che un bagnante ne calpesti uno per sbaglio mentre cammina sul bagnasciuga (solo negli Stati Uniti ci sono circa 2.000 casi all’anno). I risultati sono sempre dolorosi, ma quello che è successo al nostro connazionale è un vero colpo di sfortuna.
Diversamente dalla maggior parte degli animali velenosi, i trigoni non custodiscono la loro “arma” in ghiandole apposite. Il loro pungiglione, che si trova a metà della coda, è invece ricoperto di spine fatte di vasodentina, un materiale cartilagineo molto resistente e in grado di tagliare senza fatica la pelle umana: le spine sono ricoperte di cellule che secernono il veleno e lo riversano direttamente nella ferita.
Il risultato è che è difficile studiare la composizione delle sostanze tossiche prodotte dai trigoni, che quando vengono immesse nella ferita si mischiano ad altro materiale cellulare: fino a qualche anno fa non avevamo neanche idea di che cosa contenesse il veleno, e dunque di come trattarlo efficacemente.
Oggi sappiamo che le tossine principali utilizzate dalle pastinache si chiamano galectina e cistatina: la prima causa necrosi dei tessuti, la seconda contrasta l’azione degli enzimi difensivi prodotti dall’organismo; i risultati sono un aumento dell’afflusso di sangue nella zona della puntura (che a sua volta causa gonfiore e crampi) e un dolore intenso, oltre all’aumento del rischio di infezioni nella zona colpita.
Inoltre, i frammenti del pungiglione posso rimanere incastrati nella ferita, e devono essere rimossi chirurgicamente. Gli effetti della puntura di un trigone variano a seconda della zona colpita e della sensibilità della vittima, ma raramente sono letali o causano danni permanenti: un po’ come si fa quando si viene sfiorati da una medusa, il primo intervento prevede sempre l’immersione della parte colpita in acqua calda, per rallentare la diffusione del veleno, e una terapia a base di antibiotici per evitare le infezioni. Se dunque una puntura di trigone è un’esperienza dolorosa ma non fatale, perché il piccolo italiano è rimasto addirittura paralizzato?
Le notizie arrivate dal Costa Rica, e le dichiarazioni dei medici che hanno in cura il ragazzo, sembrano contenere la risposta: la pastinaca che lo ha colpito (e che per giunta non sappiamo di preciso a quale specie appartenesse) l’ha punto sul collo mentre nuotava, causandogli “una grave lesione spinale, un danno paragonabile a quello che di solito viene provocato da una caduta dall’alto, da armi da fuoco o armi bianche”.
In altre parole, sembra che non sia stato il veleno a paralizzare il ragazzino, ma l’impatto con la coda dell’animale, che, sempre secondo il medico, “ha agito come una lancia” e l’ha colpito in una zona vitale per il controllo motorio. Un incidente definito “più unico che raro” da chi lo ha in cura, che non esclude “buone possibilità di recupero”.
c.s. – Sportello dei Diritti