Oltre alla pelle e al grasso, nello stomaco è stata trovata anche carne umana. I pescatori hanno scoperto un braccio con una rosa tatuata nello stomaco di uno squalo. Appartiene ad un uomo scomparso otto giorni prima
Tutto è iniziato il 18 febbraio con un innocuo viaggio sul suo quad. D.A.B. viveva nella provincia di Chubut, che è una delle cinque province argentine della Patagonia. Ma quando B. non è tornato a casa, sua moglie, V.B., ha iniziato a preoccuparsi. Ha allertato la polizia, che ha fatto di tutto per trovare l’argentino. Due giorni dopo, gli investigatori hanno trovato l’ATV di B. gravemente danneggiato. È stato ritrovato anche il casco, ma della persona scomparsa non c’era ancora traccia. La moglie V., intanto, non si è arresa: “Per favore, torna. Sono forte per i bambini, ma non so per quanto ancora… Non essere ribelle, dacci un segno”.
Poi, il 26 febbraio, i pescatori hanno fatto un’orribile scoperta. Mentre sventravano tre spinaroli, trovarono un braccio umano nello stomaco di un pesce. Su questo era riconoscibile un tatuaggio con una rosa rossa e verde, un motivo che adornava anche la pelle di D.B.. I pescatori hanno quindi immediatamente allertato la polizia, che ha poi analizzato più da vicino il contenuto dello stomaco dell’animale. L’indagine è stata chiara: oltre alla pelle e al grasso, nello stomaco è stata trovata anche carne umana. La polizia ha quindi contattato V.B. per verificare i resti umani. Il contenuto dello stomaco dello squalo forniva una triste certezza. “Il mio cuore è andato con te! Ti amo per sempre”, ha finalmente scritto B. su Facebook lunedì per una foto con suo marito.
Ora gli inquirenti si trovano di fronte alla questione di cosa sia successo esattamente a B.. Perché gli spinaroli, nel cui ventre è stato ritrovato il suo braccio, sono lunghi al massimo 1,60 metri e in circostanze normali non rappresentano praticamente alcun pericolo per le persone. Si presume quindi che il 35enne possa aver avuto un incidente con il suo quad e sia stato poi spinto privo di sensi in mare, dove gli squali lo hanno poi mangiato. Tuttavia, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, anche la polizia non esclude che B. sia stato ferito o ucciso da un’altra persona e poi gettato in mare.
Comunicato Stampa “Sportello dei Diritti”