Come ormai ci hanno abituato, negli ultimi tempi, o almeno da quando i “grillini” hanno cominciato a fare da portabandiera, è un “TWEET” del Premier Letta ad annunciare, al popolo tutto, la decisione di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, già decretato più di 20 anni fa’ con il famoso referendum del 1993, mai preso in considerazione dalla classe politica…
Ma sarà vero? Ci possiamo fidare?
Sembra proprio di no’ perché ufficialmente il finanziamento pubblico viene abolito, ma tramite escamotage machiavellici, se non peggio, i partiti riceveranno sempre soldi, ma come?
Come fatto per la chiesa con l’8 per mille, le forze politiche incasseranno il 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi degli italiani, ma attenzione non è affatto volontaria la donazione, infatti è stato stabilito che chi non dichiarerà esplicitamente di voler destinare il suo 2 per mille all’erario finirà per foraggiare lo stesso le organizzazioni rappresentate in parlamento; in più le erogazioni volontarie con detrazioni del 52% per gli importi fra i 50 e i 5.000 euro e del 26% per tutti gli altri fino a un massimo di 20mila oltre a concessione gratuita di spazi (anche tv) e servizi (quali bollette e sedi gratis).
Sull’esatto ammontare dello “pseudo-finanziamento”, ancora non ci sono dati certi, ma sembra che i nostri cari politici riusciranno ad incassare più di quello che fanno ora, anche se è previsto un tetto massimo di 61 milioni di euro per l’attribuzione dei rimborsi. ….
Non una riga è dedicata alla fondazioni, diventate come è noto, il canale attraverso cui gli esponenti politici ricevono milioni di euro da aziende e privati nell’opacità più assoluta.
Oggi salvo che le fondazioni non decidano il contrario (e questi casi si contano sulle dita di una mano) l’elenco dei finanziatori è segreto. Per legge. E lo resterà anche se il disegno del governo venisse approvato.
Intanto il ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello punta l’attenzione sulla “promessa mantenuta!”, come scrive su Twitter, aggiungendo che “l’attuale finanziamento pubblico è stato abrogato senza uccidere i partiti. Più potere ai cittadini!”.
Parallelamente, lo stesso consiglio dei ministri proroga il bonus fiscale per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico, che continueranno a valere almeno fino al 31 dicembre. L’aliquota dell’ecobonus (che è stato prorogato per sei mesi per i privati e per un anno per i condomini) è stata inoltre aumentata: sarà detraibile il 65% invece dell’attuale 55%. Inizialmente la bozza indicava una quota del 75%, ma la proposta non è stata accolta dal ministro dell’Economia, che ha chiesto l’abbassamento al 65%.
Per coprire i 200 milioni annui degli ecobonus, sale dal 4 al 21 per cento l’Iva dei prodotti non editoriali venduti assieme a quelli editoriali (in parole povere, i gadget allegati ai giornali), che renderà 125 milioni, e dal 4 al 10 quella di bevande e alimenti venduti nei distributori automatici (con 104 milioni in più di entrate). Lo ha detto il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni nella conferenza stampa a palazzo Chigi.
Certo puo’ sembrare che vogliano dare un segno di svolta e cambiamento ma alla fine il tutto viene diluito in circa 4 anni e inciderebbe sulla tasca dei cittadini di circe 3€ annui….
Ma fare delle vere e proprie riforme tipo un dimezzamento del costo dei manager pubblici che prendono fior fior di quattrini?
E perché nessuno si interessa dell’imminente aumento dell’iva?
Quindi si puo’ concludere che sì all’apparenza sembra che vogliano far percepire una “parvenza” di cambiamento, ma in realtà lo status quo regna sovrano….
Vien voglia di ricordare un’ammonizione del cancelliere Otto Von Bismarck che recitava : “La politica non è una scienza, come molti fra i signori professori immaginano, ma un’arte.”
E ultimamente di artisti nel nostro paese, c’è molta carenza.