(DIRE) Roma, 8 Nov. – Da qui ai prossimi quattro anni c’è il rischio che le aziende non riescano a rintracciare i profili necessari per la propria attività e che a fronte di un fabbisogno di circa 4,3 milioni di lavoratori (rapporto previsivo di Unioncamere Excelsior sui fabbisogni occupazionali a medio termine 2022-2026), vadano in fumo 1 milione e 350mila ricerche di personale per assenza di candidati. A dirlo è l’indagine ‘Il lavoro che c’è, i lavoratori che non ci sono’, pubblicato a giugno dalla Fondazione Studi Consulenti del lavoro che evidenzia come si registri oggi “una significativa riduzione della platea di persone interessate a lavorare che non ha precedenti nella storia più recente”.
E mentre si riaccende il dibattito sul reddito di cittadinanza che secondo la proposta avanzata ieri dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, dovrebbe decadere già al rifiuto di una sola offerta (congrua), ci si chiede perché esista questa difficoltà crescente da parte delle imprese a trovare i profili di cui hanno bisogno. Un fenomeno che “sarebbe fuorviante pensare essere circoscritto solo ad alcune professioni generiche e a bassa qualificazione”, precisa l’indagine. Per quanto a fare scalpore “sia soprattutto la carenza di cuochi e camerieri (50.548 gli irreperibili nel mese di giugno), questi rappresentano una quota importante (23%) di un fenomeno che è però molto diffuso tra altri profili: operai specializzati nell’edilizia (16.073); conduttori di mezzi di trasporto (15.072), tecnici dell’ingegneria (12.922)- spiega la Fondazione Studi- Peraltro, il carattere delle assunzioni legate al periodo estivo, con alta incidenza della filiera turistica, rischia di dare una visione alterata di un deficit di offerta molto più strutturale di quanto non fosse pochi anni fa”. Complessivamente, a giugno 2022, su quasi 560mila entrate previste, 219mila (39,2%) risultavano di difficile reperimento. Nello stesso mese del 2019, questo valore si attestava al 25,6%. Ma perché questa difficoltà di reperimento? Nel 23,7% dei casi è dovuta alla carenza di canditati (era il 12,2% del 2019) mentre la quota di aziende che associa la difficoltà di reperimento alla preparazione inadeguata degli stessi è rimasta pressoché simile (11% circa).