Quelle statue silenziose della Villa Comunale di Reggio Calabria
di Antonella Postorino – Passeggiando tra i viali dei Giardini Umberto I di Reggio Calabria, meglio conosciuti come “Villa Comunale”, tra gli alberi secolari si scorge un gigantesco gruppo scultoreo raffigurante quattro busti bianchi. Si tratta di figure maschili che emergono dal loro basamento, con un’imponenza tale da farli apparire come quattro “sentinelle del tempo” che, con lo sguardo fiero, controllano il parco nel punto in cui generazioni di bambini, correndo chiassosi dietro al pallone o abbarbicati alle giostrine colorate, hanno oltrepassato la linea della loro fanciullezza. Ma mentre il tempo passa questi Titani bianchi restano fermi là, nel silenzio della loro solitudine, rischiando di perdere la loro identità; infatti, pochi conoscono la loro storia e l’artista che li ha plasmati.
Negli anni Settanta, i busti di marmo sintetico, furono allocati esattamente dove oggi si trovano, in mezzo ai tronchi degli alberi che li circondano, conficcati nella stessa terra dove resteranno ancora per sfidare il tempo.
Le statue appaiono come un’opera “anonima”, nessuna targa, nessun riferimento, invece, esse trovano un nome e un cognome nella firma dello scultore reggino Domenico Fera, conosciuto solo da chi di arte se ne intende e da quei pochi frequentatori dei giardini che lo hanno visto impegnato nel restauro delle stesse, poco prima della sua prematura dipartita, nel 2019.
Per avere qualche informazione su Domenico Fera ci siamo rivolti a sua sorella Pina, la quale gentilmente ha aperto le porte dei suoi ricordi.
Mimmo era l’ultimo di otto fratelli, manifestò precocemente le sue doti artistiche, facendo esplodere già a sei anni, un talento fuori dall’ordinario. Al negozio di giocattoli preferiva quello di materiali per l’arte, tanto da diventare la mascotte dei galleristi e dei negozianti del settore.
Dopo le scuole medie conseguì il diploma presso l’Istituto Artistico “Mattia Preti” dove ampliò la conoscenza delle arti visive. Era un giovane vivace ed estroso, un creativo che improvvisava divertenti spettacoli di magia riuscendo ad intrattenere i suoi coetanei.
La signora Pina Fera ricorda che suo fratello Mimmo amava dipingere paesaggi mediterranei e che pian piano affinò la tecnica scultorea, perfezionandosi nella lavorazione della creta e del marmo, fino alla sperimentazione di materiali innovativi.
Fondamentalmente era un generoso, non ambiva a riconoscimenti e neanche a carriere, lui amava la sua arte, ma troppo spesso non riusciva a tradurla in “compenso”; infatti, creava e donava generosamente le sue opere pittoriche e scultoree, senza chiedere nulla in cambio, disseminandole e molto spesso perdendone le tracce.
Le opere di Domenico Fera sono uniche e riconoscibili, caratterizzate da una composizione armonica. Si tratta di figure potenti nelle loro travolgenti tensioni muscolari, con i volti piegati da espressioni dure, volitive, enigmatiche, come a voler al contempo esprimere un miscuglio di forza fisica e spirituale.
Consapevoli che questa breve nota sull’artista reggino non possa essere sufficiente a garantirne la memoria, e che il tempo pur non riuscendo a consumare la materia contribuisce a cancellarne le origini, crediamo che l’installazione di un pannello ai piedi del gruppo scultoreo, possa rendere omaggio non solo a Domenico Fera, ma anche a tutti quei bambini che sono cresciuti e che ancora cresceranno sotto lo sguardo vigile dei Giganti Bianchi.
Tra le opere dell’artista, fruibili pubblicamente, è possibile ammirare il busto della dea Cerere, esposta nella prestigiosa Sala “Monsignor Ferro” di Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana di Reggio Calabria.