Primo trofeo 2022, “Foro Italico mi ha dato fiducia quando ne avevo bisogno”
(DIRE) Roma, 15 mag. – Il re torna a vincere, viva il re. Novak Djokovic torna ad alzare un trofeo oltre sei mesi dopo il trionfo su Daniil Medvedev firmato ai Masters di Parigi il 7 Novembre scorso. In mezzo, non si è comunque annoiato: chi se lo dimentica quel pasticcio brutto di Melbourne, le polemiche sul vaccino, il covid (ri)preso, il confino nell’albergo per immigrati, l’espulsione prima del rientro a Belgrado trascinandosi dietro in processione pure la caduta dal trono. Perché Medvedev è stato lì pronto a sottrargli la corona per una manciata di giorni. E c’è stato pure chi si interrogava sull’opportunità della sua presenza agli Internazionali, per non lasciarne compromettere al ribatezzato ‘NoVax’ l’immagine pulita. Poi la pandemia è sfumata, lo stato di emergenza pure, il virus chi se lo ricorda più. Tutte quelle immagini viste con la lente tremolante del Centrale di Roma infuocato sembrano lontanissime. Lo ammette Djokovic: “Questo campo è sempre stato molto speciale per me e mi ha sempre dato gioia e fiducia quando ne avevo bisogno, dandomi le belle energie della città”. Oggi gli ridà anche la vittoria quando il flusso di successi in campo si era interrotto.
Il serbo numero uno al mondo ha battuto 6-0, 7-6(5) in finale Stefanos Tsitsipas al termine di un’ora e 36 minuti di gioco. Un’altalena di game conquistati a zero ed errori, iniziata con il blackout del greco, irriconoscibile e capace di compiere un errore dietro l’altro, tanto che il primo set, 6-0, va via veloce in appena 32 minuti. Nella seconda partita, il capovolgimento di fronte. Il numero 5 del ranking Atp si prende una pausa dai punti sprecati, mette a segno subito il primo game, prende fiducia e coraggio ed esce dall’angolo buio in cui si era nascosto nel catino bollente del Foro Italico. Anche il pubblico del Centrale se ne accorge e, per scongiurare l’effetto shock allo spettacolo, l’urlo ritmato è uno solo: “Tsi-tsi-pas, Tsi-tsi-pas”. Ma quando il numero 5 sale miracolosamente fino al 4-1, la musica cambia e sale il coro “Nole, Nole”. Una condanna.
Tsitsipas sembra involarsi approfittando nei primi giochi del drastico calo di Djokovic, ma il serbo è velenoso. Mai darlo per domo. Rimonta e si prende un break, ora è sotto di un game e serve per riacciuffare l’avversario sul 5 pari. Detto, fatto. Ma Tsitsipas ci crede ancora, anche quando sul 30-15 per Nole, per la terza volta la racchetta gli fa schizzare la palla in cielo. Sembra che la luce stia per spegnersi ancora ma il game sul servizio portato a casa a zero, gli tiene accesa la speranza. Djokovic non ci sta, è tie break. Dentro o fuori. Primo punto Tsitsipas, ma poi è un corollario di sofferenza. Una palla finisce a rete, una stecca sul rovescio, l’ace salvifico, poi di nuovo la rete. Ma è comunque 5 pari. Dall’altra parte c’è Djokovic, però, e al match point ci va lui.
La diagonale di rovescio di Tsitsipas va in corridoio. Nole è il re di Roma per la sesta volta, per il greco è la dodicesima sconfitta in 20 finali. “E’ ancora una bellissima giornata”, le sue prime parole durante la premiazione- Grazie mille Roma”. I ringraziamenti di rito alla famiglia: “Lo so che io sono l’unico che va in campo ma voi contribuite ai miei successi”. E per ultima, dolcissimo pensiero, la dedica al figlio Stefan, 7 anni. “Oggi anche lui alle 4 giocava la sua prima partita… spero abbia vinto. Questa vittoria è per lui”.
Al serbo sono andati i complimenti di Tsitsipas. “Non pensavo di arrivare in finale – ammette il greco – Congratulazioni Nole per tutto quello che hai raggiunto, proverò a fare il mio meglio per cercare di imitarti. Sei un modello, solo qualche anno fa ti ho incontrato in allenamento e non pensavo di arrivare a dividere questo campo così prestigioso con te. Pochi anni fa ero uno di voi lassù- ha detto indicando il pubblico del Centrale, in alto- e ora sono qui”. “Congratulazioni a te, è dura perché so che oggi volevi vincere il titolo- gli ha risposto Djokovic- Sei un grande giocatore e vincerai molti molti trofei nella tua carriera, qui a Roma e nel mondo. Te lo meriti”.