La Cassazione. Cade con la bici in un avvallamento sull’asfalto visibile: l’ente locale risarcisce i danni

Più rigorosa che in passato la prova del fortuito: il custode avrebbe almeno dovuto dimostrare che la buca è recente, altrimenti l’amministrazione potrebbe lasciare il manto sconnesso a tempi indefiniti

Aveva convenuto in giudizio l’ente locale proprietario della strada, chiedendo che fosse condannato al risarcimento dei danni patiti a seguito di una caduta dalla bicicletta verificatasi, a suo dire, a causa della presenza di alcuni avvallamenti sul manto stradale. Per la Cassazione “Non si può escludere il risarcimento a carico dell’ente proprietario della strada soltanto perché l’avvallamento in cui cade il ciclista è visibile e l’incidente avviene in pieno giorno”. È quanto emerge dall’ordinanza 13729/22, pubblicata il 2 maggio dalla terza sezione civile della Cassazione.

Negli ultimi tempi la giurisprudenza di legittimità ha rivalorizzato l’obbligo di custodia: l’amministrazione locale, dunque, avrebbe dovuto almeno dimostrare che l’asfalto era sconnesso da poco, in modo da evitare la condanna; altrimenti tutti i titolari delle infrastrutture potrebbero permettersi di lasciare le strade non riparate a tempi indefiniti. È accolto dopo una doppia sconfitta in sede di merito il ricorso del ciclista caduto sulla strada provinciale. Sbagliano i giudici del merito quando affermano che la condotta dell’infortunato avrebbe efficacia causale esclusiva nel determinare il sinistro, integrando il fortuito che scrimina il custode. E ciò sul rilievo che l’incidente avviene sotto il solleone d’estate, mentre la sconnessione deve ritenersi prevedibile sulla strada extraurbana e chi macina chilometri con la bici da corsa dovrebbe utilizzare una particolare prudenza. Anche i carabinieri confermano che l’avvallamento è «visibile».

Oggi, tuttavia, la prova del fortuito risulta richiesta in termini più rigorosi rispetto al passato: il custode deve dimostrare un fatto estraneo alla sua sfera di controllo che ha un impulso causale autonomo e un carattere del tutto imprevedibile ed eccezionale. Di più: il terzo può integrare il fortuito se la sua condotta altera in modo imprevisto e imprevedibile lo stato della cosa. Meno la cosa è intrinsecamente pericolosa, più aumenta l’efficienza causale per l’imprudenza dell’infortunato. Per i giudici di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “Rientra invece negli obblighi di vigilanza, controllo e diligenza del custode adottare tutte le misure necessarie a prevenire e impedire danni a terzi. L’avvallamento, nella specie, è pericoloso in sé: il custode dovrebbe almeno dimostrare che è recente, altrimenti l’obbligo di custodia “risorgerebbe” soltanto di notte, visto che di giorno le sconnessioni dell’asfalto possono essere percepite da tutti. Né il giudice del merito rileva che l’infortunato circoli spesso in zona, ciò che rende l’insidia ben nota.”

Comunicato Stampa – Sportello dei Diritti

 

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