(DIRE) Cagliari, 16 Mar. – Un “no” categorico, definitivo e irrevocabile ad ogni ipotesi di utilizzo del territorio sardo per il deposito di rifiuti nucleari. Lo ribadisce il presidente della Regione, Christian Solinas, dopo che Sogin ha trasmesso al ministero della Transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee. “Intendiamo ribadire in ogni sede- spiega Solinas- nostra ferma opposizione non solo al progetto originario, che prevedeva 14 siti di stoccaggio in Sardegna, ma anche ad ogni forma di rimodulazione della mappa che includa la nostra isola. E lo faremo in modo sempre più forte, con ogni mezzo democratico, anche in questa fase della procedura, che, dopo il seminario nazionale svoltosi nei mesi scorsi, prevede ora una nuova fase di confronto pubblico”.
Per sostenere anche in ambito tecnico scientifico le ragioni della posizione della Sardegna, ricorda il governatore, “abbiamo istituito un Comitato tecnico scientifico che ha trasmesso, già un anno fa, le proprie argomentazioni. È evidente l’inopportunità di una simile scelta, che oltre a rappresentare un pericolo per l’immagine della nostra isola, si scontrerebbe con quanto stabilito per legge e per effetto di un referendum popolare”.
Lo Stato dunque, ribadisce il governatore, “deve rispettare la volontà espressa dalla Sardegna a livello popolare e istituzionale. Nel 2011, in occasione del referendum, oltre il 97% del popolo sardo votò contro la localizzazione delle scorie sull’isola. Anche il Consiglio regionale, in diverse fasi, si è pronunciato in modo nettamente contrario”.
La Sardegna, ricorda ancora Solinas, ospita più della metà delle servitù militari presenti in Italia, circa il 65%, “a danno della valorizzazione del territorio isolano. In base ai Trattati costitutivi dell’Unione europea, i territori insulari andrebbero supportati ed aiutati, in quanto oggettivamente svantaggiati rispetto agli altri sotto alcuni aspetti. È anche per questo che l’eventuale collocazione del deposito sull’isola apparirebbe come l’ennesimo e irragionevole sacrificio imposto al territorio, che già sopporta un carico superiore a quello di qualsiasi altra regione d’Italia”.
È evidente, prosegue Solinas, “l’irragionevolezza di una eventuale decisione. I rischi, in caso di incidente, sarebbero enormemente accresciuti dalla impossibilità per la popolazione di essere efficacemente e rapidamente evacuata dalle zone interessate. L’ulteriore aspetto da considerare riguarda la peculiare caratteristica del sistema idrico sardo. Per ragioni legate alla lotta alla siccità, il sistema è fortemente integrato. Conseguentemente, un eventuale evento incidentale potrebbe rapidamente compromettere l’intera riserva idrica regionale”.
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