Presentata oggi iniziativa ateneo stranieri ed emergenza sorrisi
(DIRE) Roma, 18 feb. – “Il confine tra fare della differenza un detonatore di conflitti o invece un valore aggiunto per tutti si gioca anche sulla capacità di permettere a chi arriva in Italia di imparare la nostra lingua, di stare bene e di inserirsi nel tessuto sociale del nostro Paese”. E’ con questo spirito e con questa consapevolezza, evidenziati dal rettore dell’Università per stranieri di Perugia Valerio De Cesaris, che l’ateneo umbro e la onlus Emergenza sorrisi hanno lanciato un’iniziativa per 100 borse di studio per corsi di italiano online per studenti afghani giunti in Italia dopo la crisi politica dello scorso agosto. Sempre nell’ambito delle stesso progetto per promuovere il diritto allo studio dei rifugiati afghani si colloca l’impegno per far arrivare nel nostro Paese tre giovani studentesse da Kabul. Di queste iniziative se ne è parlato a un incontro organizzato oggi nell’Aula magna di Palazzo Gallenga, quartier generale dell’università perugina.
Aprendo i lavori della conferenza De Cesaris ha detto che il progetto “sono un conseguenza delle emozioni che ci hanno suscitato le evacuazioni dei cittadini afghani” avvenute nel pieno della crisi provocata dalla presa del potere da parte dei talebani sei mesi fa. “Nella nostra società mediatica le emozioni durano poco – ha specificato però il rettore – e occorre quindi mettere in campo delle azioni concrete e fare delle scelte per cambiare le cose”.
Delle storie delle persone che hanno potuto beneficiare di queste azioni concrete ha detto la vice-capo di gabinetto della prefettura di Perugia Francesca Saladino, che in quanto rappresentante dell’articolazione territoriale del ministero dell’Interno ha contribuito a mettere in atto il processo di integrazione dei rifugiati afghani una volta giunti nel nostro Paese. “C’è Razani, che studiava ingegneria e alla quale mancavano solo pochi esami per laurearsi, o Shaima, scrittrice e poetessa laureata in letteratura persiana che ha partecipato a un concorso letterario indetto con Dacia Maraini”, ha raccontato Saladino elencando alcuni dei rifugiati beneficiari dell’iniziativa. “Conoscere la lingua italiana è un primo ineludibile passo per favorire l’integrazione”, ha aggiunto la dirigente della prefettura, che ha poi ricordato che i suoi uffici si sono impegnati anche a “garantire uno sportello di orientamento per facilitare il riconoscimento del titolo di studio dei cittadini afghani” sul territorio, che sono “circa un centinaio”.
“Finalmente torniamo a parlare di cose belle, di interesse comune e fratellanza” ha esordito Fabio Massimo Abenavoli, il presidente di Emergenza Sorrisi Onlus. La sua organizzazione si occupa principalmente di formare in giro per il mondo medici e personale sanitario specializzato in grado di curare bambini e bambine colpiti da gravi malattie al volto, dal labbro leporino alla palatoschisi. In questo frangente la onlus ha lanciato insieme alla Ghadir Future Foundation un progetto dal titolo ‘Senza Cultura non c’è libertà’ per sostenere tre giovani ragazze afghane comprese tra i 37 e i 31 anni e farle venire in Italia. Le giovani hanno già depositato i documenti necessari al trasferimento nel nostro presso gli uffici consolari italiani, è stato comunicato durante l’incontro.
“Abbiamo fatto numerose missioni in Afghanistan e siamo riusciti ad avere tante soddisfazioni nel formare il personale locale”, ha affermato Abenavoli. “Tra le tante storie c’è quella del dottor Hashimi, punto di riferimento della nostra organizzazione a Kabul che 14 anni operava fa due o tre persone al mese e ora 1.200 all’anno”.
A fornire i dati dei corsi promossi dall’Università di Perugia per stranieri è stata invece Stefania Tusini, delegata rettorale alle Politiche per l’inclusione dell’ateneo. “Al momento si sono iscritti 46 donne e 53 uomini, ci sono anche sei persone che non sono cittadine afghane perchè, pur dando la precedenza a chi proviene dal Paese, abbiamo anche deciso di non chiudere l’accesso all’iniziativa”, ha spiegato la docente. “Provengono da undici regioni italiane- ha continuato Tusini- di cui 24 dalla sola Lombardia, sono per la maggior parte sotto i 30 anni di età e presentano i titoli e i percorsi di studio più diversi: abbiamo persone che hanno interrotto gli studi, persone laureate triennale o magistrale, dalla business administration all’econmia alla letteratura, e anche una dottoranda”.