Tea Party, questo sconosciuto ma grande protagonista

“Un fantasma si aggira per gli Stati Uniti d’America: il fantasma del Tea Party”, direbbe forse oggi con un po’ di fantasia Karl Marx. Da diversi mesi infatti, questo movimento americano (fondato nel 2009), si fa strada nel bipartitismo americano, per il momento come un grande movimento di massa che tuttavia viene da chiedersi se in futuro possa scalzare la tipica formazione Repubblicani/Democratici dei partiti in USA. Il nome è storicamente riferito a quel Tea Party bostoniano, protagonista della protesta contro la tassa sul the imposta dalla Gran Bretagna nel 1773, il cui noto slogan era “no taxation without representation”. Il moderno Tea Party nasce da qui, da una iniziale protesta contro le tasse, ma si può dire che al giorno d’oggi va molto oltre. Non può ancora darsi una definizione di partito, ma senza dubbio può parlarsi di movimento che nasce dal basso di orientamento conservatore, che tuttavia si discosta e critica suo “padre”, il partito Repubblicano. Nel Gennaio 2009, difatti, il Tea Party nasce come un tipico movimento populista contro “l’obesità delle tasse”, precisamente come manifestazione all’interno dello stato di New York: molti dei partecipanti alla manifestazione indossarono una riproduzione dei vestiti utilizzati dai bostoniani durante la protesta del 1773. La sua prima manifestazione a livello nazionale risale al mese successivo: nel febbraio 2009 l’editore della CNBC  Bussiness News critica il piano del governo del rifinanziamento dei mutui ipotecari, che era stato appena annunciato il giorno prima. Santelli suggerì ai commercianti di unirsi per dar vita ad una protesta compatta ed unitaria: attraverso diversi accordi con la stampa, nasce formalmente il movimento, che adotta come simbolo una bandiera informale risalente al 1774 e che raffigura un serpente con sotto lo slogan “Don’t Tread on me”. Il vero exploit del movimento si è però avuto alle ultime elezioni mid-term americane, dove il Tea Party si è definitivamente identificato nel volto di Sarah Palin, ex candidata alla presidenza per il partito Repubblicano. Senza ombra di dubbio, si può affermare che il Tea Party ha seriamente messo a dura prova la presidenza Obama, registrando numerosi successi (e, prima di tutto, contando diverse candidature) in molteplici stati della federazione statunitense. La “costituzione” del partito del the è riassunta in alcuni punti contenuti nel “Contratto d’America”, la lista di priorità che il movimento si propone di rendere concrete. Tra di esse, spiccano il ritorno alle tradizioni degli Usa, l’eliminazione degli eccessi della spesa pubblica e l’abrogazione della legislazione sanitaria approvata lo scorso marzo 2010. Affondando le sue radici in sotterranee forme di razzismo, il Tea Party è stato più volte accusato di essere quasi una protesta diretta al presidente Barack Obama. Quest’ultimo in diverse dichiarazione ha sottolineato come il movimento sia di matrice estremista, finanziato non dal popolo ma da oscuri giri di lobbies tradizionali e molto potenti. Quel che è certo, è che solo il tempo (e la condotta presidenziale di Obama, “schiaffeggiato” dalle ultime mid-term elections”) potrà dare risposte sugli sviluppi e l’eventuale grande espansione dei Patriots di questo nuovo movimento.

Elisa Gerardis

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