Tra scatti e autoscatti può scappare un incidente bizzarro. A volte nella corsa al selfie perfetto è necessario fermarsi e chiedersi se valga davvero la pena rischiare. Questa volta la vittima del selfie, ha 68enne e viene dalle Filippine. L’uomo ha scavalcato le barriere, è andato nel laghetto per farsi un autoscatto con un coccodrillo, pensando che fosse di gomma. La folle avventura è successa il 10 novembre a Cagayan de Oro, nel parco Amaya View: qui, l’uomo, Nehemias Chipada, ha visto quella che sembrava la fedele riproduzione in plastica di un coccodrillo ed invece era vero, tanto che per dimostrarglielo ha visto bene di addentargli il braccio. Sembrava davvero molto realistica, dunque Nehemias che stava festeggiando il compleanno con la famiglia, ha pensato bene di rincarato la dose picchiettandolo sulla testa del coccodrillo, tra le risate. Grave errore. Il rettile ha aperto le fauci e gli ha addentato il braccio sinistro. Il video dell’uomo è diventato presto virale sui social, mostrando lui che urlava cercando di liberarsi dalla presa, mentre il coccodrillo cercava di trascinarlo verso il fondo del laghetto. Per fortuna Nehemias è poi riuscito a liberarsi da solo, ma il suo braccio è rimasto gravemente ferito. Il 68enne è stato portato al Northern Mindanao Medical Center con ferite da punta e fratture al braccio e alla coscia. Rogelio Pamisa Antiga, la turista che ha filmato il folle video, ha detto che poteva solo guardare con orrore. Il parco divertimenti ha coperto finanziariamente le cure di Nehemias, ma a vari media ha anche ribadito che l’area in cui l’uomo è stato attaccato era interdetta al pubblico, e che la presenza di animali pericolosi viene costantemente segnalata lungo i percorsi. Con questo questa volta bizzarro incidente, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” c’è una strage silenziosa da selfie. Video e diretta Facebook, una strage continua, una messa in fila di vite sprecate, che davvero è difficile da decifrare con qualsiasi parametro riconducibile al buonsenso della persona umana. Una follia che, come rilevano le statistiche raggruppate da sette ricercatori della Fundación iO, un’organizzazione scientifica spagnola specializzata nello studio delle malattie tropicali e legate ai viaggi, mostrano che il 52% delle morti per selfie sono causate da delle cadute, il 26% dai trasporti, come barche, moto o aerei, il 15% dai treni e il 14% dagli annegamenti. In 13 anni sono morte 379 persone nel tentativo di farsi un selfie. La metà di loro è precipitata nel vuoto perché si era sporta troppo. Solo nei primi sette mesi del 2021 sono decedute 30 persone e la paura dei ricercatori è che il bilancio si aggravi ulteriormente, diventando il più nefasto di sempre. Dal 2008 a oggi sono stati recensiti 379 decessi legati al tentativo d’immortalare l’attimo. Ad essere maggiormente coinvolti sono i giovani adulti, tra i 18 e i 24 anni. Precipitano, vengono investiti o annegano. Sono tutte storie iniziate con un sorriso in camera e finite in tragedia. A volte anche davanti ai propri figli di 5 e 6 anni, come era successo a due genitori polacchi in vacanza in Portogallo che erano caduti da una falesia. O ancora il caso svizzero del maggio 2019, in cui un 35enne del vallesano che si trovava al Creux-du-Van nel canton Neuchâtel, facendosi un selfie, è precipitato nella corona rocciosa per 160 metri. Rientrano nelle cause anche armi, elettricità, cascate, animali e suicidi. Sul caso dell’elettricità, proprio quest’anno un fulmine ha ucciso 16 persone che si stavano facendo un selfie in cima a una torre di guardia del Forte Amber, in India. Ed è l’India, inoltre, il Paese in cui è accaduto più volte che qualcuno trovasse la morte nella ricerca di un selfie. Con 100 morti dal 2008 è la meta più tragica, seguita da Stati Uniti (39), Russia (33) e Pakistan (21). È inoltre possibile vedere anche la nazionalità delle persone decedute fino a oggi: sono 93 indiani, 30 russi, 26 statunitensi e 21 pakistani. Perché su 379 decessi, 250 riguardano persone che risiedono nel paese dove è avvenuto l’incidente e 129 sono turisti. Quest’anno rischia di essere il più nefasto, con già 30 morti nei primi sette mesi, 8 di questi turisti. Da gennaio a luglio è deceduta, in media, una persona ogni 13 giorni mentre si faceva un selfie. Dal 2008 a oggi il picco più alto di morti in un anno è stato il 2019 con 68 morti. Tra i residenti nei paesi dove sono avvenuti gli incidenti, sono stati registrati più morti in persone di 15, 18, 21 e 24 anni di età. I turisti più toccati avevano rispettivamente 19, 24 e 58 anni. I ricercatori hanno inoltre stilato una lista anche in base ai luoghi dove sono avvenuti più incidenti mortali di questo tipo. Tra questi figurano le Cascate del Niagara, il Glen Canyon, la catena montuosa degli Urali e il Taj Mahal. Come spiega Cristina Juesas, una co-autrice dello studio, a BfmTv, “è un numero che tende ad aumentare ogni anno, con unica eccezione il 2020, perché a causa del Covid il turismo di massa era molto diminuito”. La ricercatrice, ha inoltre sottolineato che i professionisti della salute dovrebbero cominciare a mettere in guardia i viaggiatori per “una questione di prudenza ed educazione. Bisogna che le persone siano capaci di riconoscere quando si trovano in un luogo rischioso, come nei pressi di una falesia, dove la probabilità di cadere è piuttosto alta”.
Comunicato Stampa “Sportello dei Diritti”