Solo in queste ore, s’è registrato in Calabria un nuovo episodio di bracconaggio, purtroppo il terzo in pochissimi giorni: un uomo è stato sorpreso mentre cercava di catturare cardellini e altri esemplari di specie protette utilizzando sostanze adesive e richiami elettroacustici.
Episodi come questo sono inaccettabili, oltre che illegali.
Perché ve ne parlo? Perché, a differenza dei bracconieri, io credo profondamente nei Valori, nell’amore per la natura, nella sportività, nell’utilità anche per la ripartenza economica complessiva del nostro Paese della nostra grande famiglia dei cacciatori.
No, non è un errore di stampa. Ho detto “nostra” perché per anni anch’io sono stato onorato di praticare la caccia. E proprio per questa ragione so perfettamente che chi va a caccia contribuisce al controllo delle specie, contenendone gli esemplari nel numero ed evitando un nocivo sovrappopolamento.
Considero speciose, in queste circostanze, le polemiche circa l’apertura anticipata della stagione venatoria in Calabria disposta dalla Giunta regionale di centrodestra. In realtà la caccia – e, ripeto, lo dico per esperienza diretta – porta a vivere un inscindibile legame di rispetto verso la natura, considerata una Madre comune cui guardare con deferenza.
E l’attività delle associazioni venatorie è da valutare con altrettanta considerazione. Peraltro, il vero cacciatore – non il bracconiere, che con la famiglia dei cacciatori davvero non c’entra nulla – venera la fauna e l’ambiente, non li distrugge né li mette a rischio; e anzi, opera per un sempre più rigoroso equilibrio dell’ecosistema.
Voglio chiedervi per un attimo di riflettere su un fenomeno molto pericoloso e di grande attualità: i danni sempre più ingenti alle coltivazioni provocati dai cinghiali e la loro discesa sempre più frequente verso i centri urbani, con possibili incidenti gravissimi per l’uomo. Solo nell’agosto scorso, la Regione Calabria è stata costretta a erogare incentivi economici per l’abbattimento dei cinghiali, proprio per la loro incombente presenza ed enorme pericolosità. Se le Giunte precedenti avessero tributato la giusta attenzione a caccia e programmazione venatoria, non ce ne sarebbe stato bisogno.
Personalmente, devo dire, non ho mai capito quale grande differenza possa esserci tra uccidere una lepre per poi cucinarla e mangiarla e, invece, comprare una costata dal macellaio che, per potercela vendere, ha ovviamente dovuto uccidere – o far uccidere da qualcun altro – un manzo. Un esemplare che, diversamente dalle prede più comuni del cacciatore, non ha la possibilità di dileguarsi e scappare.
Ma approfitto dell’occasione per far presente che molto spesso si conciona a vanvera della presunta crudeltà di chi pratica la caccia, mentre ci sono alcuni dati di fatto di cui non si parla mai.
Per esempio, la probabilità di restare feriti durante una battuta di caccia è di gran lunga inferiore che nel praticare attività sportive considerate non pericolose come il calcio o il ciclismo. Non solo: anche i danni al paesaggio e le probabilità d’incidenti – per esempio, di scontri con automobilisti lungo strade rurali – sono fortemente ridotti proprio dalla meritoria attività delle doppiette.
Il tutto, mentre le levatacce all’alba, i chilometri e chilometri percorsi, caratterizzano il mix di sport e passione che contraddistingue l’attività venatoria. E non si pensi a eserciti sterminati: secondo gli ultimi dati disponibili, i cacciatori muniti di regolare licenza in Calabria si aggirano sulle 26mila unità.
In più, alcuni soggetti “ecologisti con le tasche altrui” ritengono che le specie in soprannumero possano contenersi con tiratori scelti e immunocontraccettivi: a loro diciamo forte e chiaro che non solo i risultati di chi esercita la caccia sono migliori, ma non costano un euro alla collettività. Non si può dire lo stesso per le opzioni diverse appena citate. Se però vogliamo proprio “guardare al portafoglio”, allora dobbiamo dire che il cacciatore semmai contribuisce a rinvigorire l’economia locale e nazionale: lo fa pagando per poter praticare la caccia, acquistando fucili da caccia e munizioni, alimentando l’indotto.
Ecco perché, se sarò eletto consigliere regionale, mi batterò per il rispetto della natura, della caccia e dei cacciatori. Quelli veri, non quelli di frodo.
Nino Gullì
Candidato alle Regionali nella lista di Forza Italia Circoscrizione elettorale “Sud”