E’ record nella UE di presenze femminili registrate dal 2017 al 2019 secondo Eurostat
Secondo i dati pubblicati da Eurostat (Ufficio di Statistica dell’Unione Europea) il 30 agosto 2021, Italia si classifica come il Paese europeo con la più bassa percentuale di donne detenute nelle carceri. È netto il divario tra le percentuali di detenuti di sesso femminile registrate nei diversi Stati membri dell’Unione Europea. Tra il 2017 ed il 2019, le quote medie più elevate sono state totalizzate da Malta (9,8%), Lettonia (8,1%), Repubblica Ceca (7,8%), Spagna (7,6%), Finlandia (7,6%), Ungheria (7,5%) e Slovacchia (7,5%).Le percentuali più basse, invece, si sono viste in Bulgaria (3,2%), Francia (3,6%), Danimarca (4,1%), Polonia (4,1%) e Italia (3,2%).Assenti i dati di Belgio, Germania ed Irlanda per tutti e tre gli anni. Tra il 2010 e il 2019, nell’Unione Europea, un prigioniero adulto su 20 era donna. La percentuale media di donne adulte detenute nelle carceri è leggermente aumentata negli ultimi anni, raggiungendo il 5,0% dal 2010 al 2013 ed arrivando al 5,4% nel 2019. Tuttavia in Italia non tutti i 190 istituti penitenziari italiani ospitano donne ristrette. Sul territorio sono solo 4 gli istituti esclusivamente femminili: le due case circondariali di Pozzuoli (NA) e di Rebibbia Femminile a Roma e le due case di reclusione di Venezia Giudecca e di Trani. Questi quattro istituti nel complesso ospitano 669 detenute, di cui 260 straniere. Le detenute straniere sono per lo più concentrate a Rebibbia femminile (159) e Venezia Giudecca (45), mentre a Pozzuoli sono solo 42 su 174 e nel più piccolo carcere di Trani 14 su 40. Di questi quattro istituti solo Rebibbia femminile soffre un tasso di affollamento del 133,7% vista la sua capienza regolamentare di 276 detenute a fronte di una presenza, al 30 aprile 2019, di 369 recluse. 14 sono le detenute ristrette nell’Istituto a Custodia attenuata (ICAM) di Lauro di cui 6 sono straniere. Mentre le restanti 1.976 detenute sono ristrette in piccole sezioni femminili in 44 istituti penitenziari a prevalenza maschile. Si tratta di sezioni le cui dimensioni possono variare enormemente; si passa da numeri importanti come le 150 detenute della II casa di reclusione di Bollate, le 137 di Torino e le 107 di Firenze Sollicciano, a 3 istituti sotto le 10 ristrette come Barcellona Pozzo di Gotto (7 detenute), Reggio Emilia (6 detenute) e addirittura Paliano con una sola donna reclusa. È evidente che da un punto di vista di quotidianità detentiva, di opportunità trattamentali e ricreative l’ipotesi di ritrovarsi ristrette in meno di dieci persone potrebbe generare situazioni di svantaggio. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è un dato non significativo sulla condizione delle donne in carcere che com’è noto rimane ancora una questione annosa e mai risolta specie per quanto riguarda i diritti delle madri e i loro piccoli.
C.S. “Sportello dei Diritti”