Ce ne parla l’avv. Russo
Due città nella nostra amata Reggio Calabria, storie di vita spezzate da errori che forse potevano essere evitati e l’approccio umano necessario per operare nella tutela dei diritti dei detenuti.
La loro sofferenza è maggiore, perché dentro quelle mura è più pesante il timore, il senso di sconforto, i pensieri. Stare lontani dalla famiglia, dagli affetti aumenta il senso della solitudine e dell’abbandono. Con queste parole l’Avv. Russo introduce un comunicato denso di significato umano per chi vive la dimensione penitenziaria e per chi intende approcciarsi a questo settore.
La prima volta, che sono entrata nel carcere di Arghillà nella funzione di Garante cittadino per la città di Reggio Calabria, mi colpì subito un largo androne ed una scalinata di accesso che necessariamente si attraversa per passare alla zona delle sezioni detentive.
In quell’ androne si intravedono i colori accesi di alcune pareti tinteggiate dai detenuti atti a creare un ambiente “confortevole” per i colloqui dei più piccoli con il proprio genitore. Ogni gradino che percorrevo avvicinandomi verso la prima sezione faceva tuonare nella mia mente una frase che ripeto spesso a me stessa «Chi salva un uomo salva l’umanità ed anche se stesso». Un pensiero forte che non lascia indenne nessuno: persone detenute, operatori che lavorano nel carcere, avvocati, giudici e in ultimo ma non per minore importanza la polizia penitenziaria che con immani sforzi e spesso sottodimensionata cerca di colmare le profonde difficoltà che ogni istituto incontra. Qui inevitabilmente sento di voler ringraziare il Direttore del carcere reggino Dott. Calogero Tessitore ed i comandanti di Reggio ed Arghillà: il comandante Stefano la Cava e la Comandante Marialuisa Alessi e la polizia penitenziaria a cui va tutta la mia stima.
Continua nella sua riflessione la Garante e si sofferma sull’accesso dei luoghi di detenzione come luoghi in cui l’umanità si mostra più scoperta e dolente, con una più acuta consapevolezza del proprio quotidiano, dei sentimenti, delle ansie e delle speranze, e li ci si espone inevitabilmente all’onda d’urto del confronto con le persone detenute e con il loro bisogno estremo di essere ascoltate, prima ancora che comprese ed esaudite.
L’avv. Russo rappresenta come la realtà penitenziaria mostri uno scenario non esente da criticità e mancanze che, incidendo su un panorama di forte disagio sociale, corre il rischio di tradursi in lesione di diritti fondamentali e di limitare dunque la funzione risocializzante della pena. L’ordinamento penitenziario, ha apprestato strumenti giuridici sempre più efficaci per la tutela dei diritti delle persone detenute, ma la strada da compiere è ancora lunga non priva di insidie, c’è da mettersi in cammino per conoscere direttamente chi e come si vive dentro le mura.
Un pensiero aperto quello della Garante a soli pochi giorni dalla chiusura dell’Avviso pubblico per la nomina di tre componenti l’ufficio del Garante delle persone private della libertà personale per il comune di Reggio Calabria e l’auspicio dell’avvocato Russo, del Sindaco Giuseppe Falcomatà e dell’Assessore competente Demetrio Delfino di poter individuare professioniste/i del settore che sì abbiano le dovute competenze, ma soprattutto che nel loro bagaglio umano non dimentichino mai di indossare la veste della carità cristiana.