Giada Rinaldi: la moda come appartenenza

foto di Cetty Romeo

Siamo oggi in compagnia di Giada Rinaldi giovane stilista calabrese, ormai avvezza alle passerelle di tutta Italia. Ci ha raccontato il suo percorso professionale ed abbiamo anche voluto ascoltare il suo punto di vista sull’impatto che il covid-19 sta avendo nel settore della moda.

Com’è cambiato l’approccio con il settore moda durante il lockdown?

Sicuramente questa difficile emergenza sanitaria che stiamo continuando a vivere ha messo in grande difficoltà la moda che nel momento cruciale delle fashion week è stata costretta a fermarsi. In questo momento senza dubbio si porta sulle spalle i segni di una crisi evidente ,di mesi di stop dove tutto tace, dove ogni progetto è stato bloccato, dove il mancato lancio delle nuove collezioni ha fatto perdere ogni speranza. La ripartenza è certamente difficile ma voglio essere fiduciosa e aggrapparmi insieme a chi ne fa parte a quel settore moda tosto che non molla, che ha resistito a tante problematiche nel tempo e che sarà sicuramente in grado di riprendersi ciò che ha perso! La moda è un motore forte che non può assolutamente fermarsi.

A quanti anni hai iniziato nel campo nella moda ?

Sarebbe impossibile stabilire un inizio, penso che io e la moda inconsapevolmente ci siamo appartenute da sempre, fin dalla tenera età, quando ai classici giocattoli preferivo abitìni per me e le mie Barbie. La moda è per me una forma di evasione, mi sento fortemente attratta dalle vetrine dei negozi, amo immergermi tra i tessuti, toccarli, sentirli scivolare tra le dita, sento il bisogno di sfogliare le riviste di moda, conoscere e scoprire. Amo creare e dar vita a capì che non rendano tutte le donne uguali. Ed è proprio questa voglia di sapere, di scoprire i segreti di questo mondo che mi ha portata a intraprendere degli studi e percorsi formativi, affinché quella che ad oggi è la mia grande passione diventi il centro della mia vita in ogni aspetto.

foto di Stefania Sammaro

Ti piace più disegnare o creare e cucire abiti?

Non c’è ad oggi una cosa che preferisco all’altra. Disegnare mi rende libera, mi permette di lasciar andare la mia creatività, di vestire il mio figùrino e immaginare come potrebbe essere nella realtà ciò che indossa. Confezionare mi permette di entrare in contatto diretto con l’abito, di vivermi ogni istante della realizzazione, di emozionarmi davanti a quell’idea che ha preso finalmente vita. Un abito non deve zittire il corpo che lo indossa ma lo deve valorizzare, per tale motivo ogni passo della progettazione di una collezione va eseguito scrupolosamente.

A cosa ti ispiri a per creare i tuoi abiti?

Traggo ispirazione da ciò che in quel momento cattura la mia attenzione e mi suscita desiderio di progettazione; che sia la natura, un luogo , un particolare movimento artistico e culturale nella letteratura. Dentro ogni ispirazione c’è una donna che vuole indossare un abito che la faccia sentire bella, libera, elegante e ineguagliabile.

Pensi di realizzare un brand per il futuro?

Sono tanti i progetti che ho per il futuro, sicuramente creare un mio brand è tra questi. La moda non pone limiti e io voglio lasciarmi trasportare da tutto ciò che mi offre….dove mi porterà lo scoprirò solo vivendo e creando.

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foto di Cetty Romeo

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