Covid. Inail: 66,1% contagi sul lavoro denunciati, i decessi sono 551

(DIRE) Roma, 23 Apr. – È online il 15esimo report nazionale sui contagi sul lavoro da Covid-19 elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, pubblicato oggi insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali. Le infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 marzo sono 165.528, pari a circa un quarto del complesso delle denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’Inail dal gennaio 2020 e al 4,6% del totale dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanita’ (Iss) alla stessa data. Rispetto alle 156.766 denunce rilevate dal monitoraggio precedente effettuato alla data del 28 febbraio, i casi in piu’ sono 8.762 (+5,6%), di cui 3.522 riferiti a marzo, 1.605 a febbraio e 1.136 a gennaio di quest’anno, 1.089 a dicembre, 860 a novembre e 413 a ottobre 2020, e i restanti 137 agli altri mesi dell’anno scorso. Il consolidamento dei dati permette, infatti, di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni precedenti. La ‘seconda ondata’ di contagi, i cui effetti non sono evidentemente terminati nello scorso anno ma sono proseguiti anche nel 2021, soprattutto a gennaio e in misura piu’ contenuta a febbraio e marzo, ha avuto un impatto, anche in ambito lavorativo, piu’ intenso rispetto alla prima. Con 109.487 contagi denunciati, il periodo ottobre 2020-marzo 2021 incide, infatti, per il 66,1% sul totale delle denunce di infortunio da Covid-19, piu’ del doppio rispetto alle 50.699 del trimestre marzo-maggio 2020 (30,6%). Anche prendendo in considerazione solo i primi tre mesi della ‘seconda ondata’, quelli piu’ critici di ottobre-dicembre 2020, la percentuale dei contagi (53,5%) e’ comunque superiore. Per i decessi, invece, e’ la ‘prima ondata’ della pandemia ad avere avuto un impatto piu’ significativo della seconda: il 62,8% dei casi mortali, infatti, e’ stato denunciato all’Inail nel trimestre marzo-maggio 2020 (il 34,7% nel solo mese di aprile) contro il 34,8% del semestre ottobre 2020-marzo 2021. Le morti da Covid-19 segnalate all’Istituto alla data del 31 marzo sono 551, circa un terzo del totale dei decessi sul lavoro segnalati all’Istituto dal gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5% rispetto al totale dei deceduti nazionali da nuovo Coronavirus registrati dall’Iss alla stessa data. Rispetto ai 499 casi rilevati dal monitoraggio del mese precedente, i casi mortali sono 52 in piu’, di cui 11 a marzo, sei a febbraio e 10 a gennaio 2021, cinque a dicembre e 12 a novembre dello scorso anno, mentre i restanti otto decessi sono riconducibili ai mesi precedenti. L’82,8% dei morti sono uomini, ma la maggioranza dei contagi (69,3%) riguarda le donne. La quota delle lavoratrici supera quella dei lavoratori in tutte le regioni a eccezione della Sicilia e della Campania, con incidenze pari rispettivamente al 46,5% e al 45,0%, e della Calabria, dove si riscontra una parita’ tra i generi (50%). L’eta’ media dei contagiati dall’inizio dell’epidemia e’ di 46 anni per entrambi i sessi e sale a 59 anni per i decessi (59 per gli uomini e 57 per le donne). Quasi i tre quarti dei casi mortali (72,0%) riguardano la classe 50-64 anni. Seguono le fasce over 64 anni (18,9%), 35-49 anni (8,2%) e under 35 anni (0,9%). L’86,1% delle denunce riguarda lavoratori italiani. Il restante 13,9% sono stranieri, concentrati soprattutto tra i lavoratori rumeni (pari al 21,0% dei contagiati stranieri), peruviani (13,0%), albanesi (8,1%), moldavi (4,5%) ed ecuadoriani (4,2%). Nove morti su 10 sono italiani (90,4%), mentre le comunita’ straniere con piu’ casi mortali sono quelle peruviana (con il 17,0% dei decessi dei lavoratori stranieri), albanese e rumena (11,3% per entrambe). Tra le attivita’ produttive, il settore della sanita’ e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – e’ al primo posto con il 67,5% dei contagi denunciati e il 27,4% dei casi mortali codificati, seguito dall’amministrazione pubblica (attivita’ degli organismi preposti alla sanita’ – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali), con il 9,2% dei contagi e il 9,6% dei casi mortali. Gli altri settori piu’ colpiti sono il noleggio e servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), le attivita’ dei servizi di alloggio e ristorazione, il trasporto e magazzinaggio, al secondo posto per numero di decessi con il 13,2% del totale, le altre attivita’ di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…), il commercio all’ingrosso e al dettaglio e le attivita’ professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale).  Rispetto al trend osservato nella ‘seconda ondata’ dei contagi, nei mesi di febbraio e marzo emerge un’inversione di tendenza. Limitando l’analisi alle denunce presentate nell’ultimo bimestre, infatti, la sanita’ e assistenza sociale scende sotto la soglia del 50% dei casi codificati, riposizionandosi sugli stessi livelli del periodo estivo, grazie probabilmente all’efficacia delle vaccinazioni, che hanno coinvolto in via prioritaria il personale sanitario. Altri settori produttivi – come i trasporti, i servizi di alloggio e ristorazione, il commercio e i servizi di informazione e comunicazione, che nel bimestre febbraio-marzo 2021 raccolgono complessivamente circa il 20% delle denunce – registrano invece un incremento delle infezioni lavoro-correlate. Prendendo in considerazione la professione dei lavoratori contagiati, circa un terzo delle morti riguarda il personale sanitario e socio-assistenziale. La categoria dei tecnici della salute, in particolare, e’ quella piu’ colpita, con il 38,5% dei casi denunciati, l’82,7% dei quali relativi a infermieri, e l’11,4% dei decessi codificati (il 67,7% infermieri). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 19,0% delle denunce (e il 5,2% dei decessi), i medici con l’8,8% (6,8% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 7,2% (2,8% dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,8% (4,1% dei decessi). Tra le altre professioni spiccano gli impiegati amministrativi, con il 4,2% delle denunce e l’11,1% dei casi mortali, gli addetti ai servizi di pulizia, i conduttori di veicoli e i direttori e dirigenti amministrativi e sanitari. Dividendo il periodo di osservazione in tre intervalli – fase di ‘lockdown’ (fino a maggio 2020 compreso), fase ‘post lockdown’ (da giugno a settembre 2020) e fase di ‘seconda ondata’ dei contagi (ottobre 2020-marzo 2021) – per le professioni sanitarie si osserva una progressiva riduzione dell’incidenza dei casi tra le prime due fasi e una risalita nella terza. In particolare la categoria dei tecnici della salute, composta prevalentemente da infermieri, e’ passata dal 39,2% del primo periodo al 23,4% del quadrimestre giugno-settembre, per poi ritornare al 38,7% nell’ultimo semestre, in calo comunque da febbraio 2021. Analogo andamento per i medici, scesi dal 10,1% della fase di ‘lockdown’ al 5,5% di quella ‘post lockdown’ per poi registrare l’8,3% nella ‘seconda ondata’, con un decremento nell’ultimo bimestre. Con la ripresa delle attivita’ dopo il lockdown, altre professioni hanno visto invece aumentare l’incidenza dei contagi tra le prime due fasi e registrato una riduzione nella terza. È il caso, per esempio, degli esercenti e addetti nelle attivita’ di ristorazione (passati dallo 0,6% del primo periodo al 3,7% di giugno-settembre, fino allo 0,7% tra ottobre e marzo), degli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (dallo 0,6% all’1,6% e poi allo 0,9%) o degli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari (dallo 0,2% al 4,3% fino allo 0,1%). Per queste professioni si registra tuttavia un incremento nel primo trimestre del 2021. L’analisi territoriale condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail evidenzia una distribuzione delle denunce del 44,0% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 26,0%), del 24,5% nel Nord-Est (Veneto 10,7%), del 14,7% al Centro (Lazio 6,3%), del 12,3% al Sud (Campania 5,5%) e del 4,5% nelle Isole (Sicilia 3,0%). Le province con il maggior numero di contagi denunciati da inizio pandemia sono Milano (9,9%), Torino (7,2%), Roma (4,9%), Napoli (3,8%), Brescia e Varese (2,6%), Verona (2,5%) e Genova (2,4%). Torino e’ la provincia che registra il maggior numero di contagi professionali accaduti nell’ultimo mese di rilevazione, seguita da Roma, Milano, Napoli, Cuneo, Genova e Varese. Le province che in marzo hanno registrato gli incrementi percentuali maggiori rispetto a febbraio sono, pero’, quelle di Siena (+19,4%), Udine (+17,3%), Lecce (+16,0%), Salerno (+15,6%), Crotone (+14,9%), Frosinone (+13,3%) e Bologna (+12,0%). Con il 44,5% dei decessi denunciati, al Nord-Ovest spetta anche il primato negativo dei casi mortali (prima la Lombardia con il 31,8%). Seguono il Sud con il 23,2% (Campania 11,1%), il Centro con il 15,8% (Lazio 8,9%), il Nord-Est con il 12,0% (Emilia Romagna 7,3%) e le Isole con il 4,5% (Sicilia 4,2%). Tra le province la piu’ colpita e’ quella di Bergamo (8,7%), che precede Milano (8,3%), Napoli e Roma (7,1% per entrambe), Brescia (4,9%), Torino (3,8%), Cremona (3,4%), Genova e Parma (2,9% ciascuna). (Comunicati/Dire) 11:37 23-04-21

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