Fratelli d’Italia abbruna le insegne in memoria di Antonio De Leo e ne ricorda la fulgida figura di Uomo e Politico

Il Circolo di FdI “Antonio e Ciccio Franco” abbruna le proprie bandiere in segno di cordoglio per l’improvvisa scomparsa di Antonio De Leo, per lunghi anni esponente di spicco della Destra reggina e calabrese. Segretario della Federazione Provinciale di Reggio Calabria del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale negli anni ’80; consigliere provinciale nella prima storica guida a trazione centro-destra dell’Ente di Via Foti con la presidenza di Umberto Pirilli nel 1994; consigliere comunale di Bagnara Calabra, sua città di origine.

Per tutti era “il Federale”.

Amministratore pubblico e dirigente di partito scrupoloso, irreprensibile e integerrimo, animato da elevate doti morali, ideali e organizzative – sottolinea Giuseppe Agliano, suo stretto collaboratore in quel periodo – De Leo, negli anni in cui ha guidato il MSI-DN, ha imposto una accelerazione al processo di modernizzazione del partito, raggiungendo risultati e traguardi molto importanti, soprattutto nel radicamento sul territorio provinciale e nello svecchiamento della classe dirigente, puntando soprattutto nelle giovani generazioni. Lasciò la politica attiva agli inizi degli anni 2000 per dedicarsi esclusivamente alla sua attività di imprenditore agricolo ed al vigneto (sua grande passione e motivo di orgoglio) ma sempre presente alle iniziative ed alle manifestazioni.

Conobbi Antonio De Leo nel 1983 – ricorda Agliano – allorquando mi presentai nel suo ufficio appena nominato Segretario provinciale del Fronte della Gioventù, scattò subito una reciproca simpatia e unione d’intenti, tanto che per il decennio a venire lavorammo in simbiosi e senza risparmio di energie. Voluto dall’On. Lillo Valensise alla guida del partito locale, si fece subito apprezzare da tutti per il suo garbo aristocratico, la sua oratoria colta e forbita, la sua ostinata determinazione, la sua incrollabile fedeltà agli ideali comuni e la sua capacità di ascolto e coinvolgimento. Potrei raccontare una miriade di episodi, aneddoti e situazioni di quegli anni che lo hanno visto protagonista in pubblico e in privato: dalle intere giornate dedicate alle attività presso Federazione di Via Palamolla insieme al prof. Piero Gatto, alle tante iniziative, riunioni e manifestazioni in lungo e in largo per la provincia, alle faticose campagne elettorali, alle piacevoli serate che passavamo in pizzeria in compagnia dell’Avv. Sandro Scalfari e di Mimmo Fedele, alla sua casa di Archi, divenuta una succursale del partito, dove non c’era bisogno di bussare poiché lasciava sempre le chiavi attaccate alla serratura esterna e dove, la dolce e colta consorte americana, ci accoglieva col sorriso mentre realizzava le sue opere d’arte.

Qui mi piace ricordare – conclude Giuseppe Agliano – solo alcuni aspetti che danno il senso della gran bella persona che lui era e del suo nobile impegno in politica: in una tornata elettorale amministrativa volle presentare, riuscendoci, la lista con il simbolo del partito in tutti i comuni dove si votava, cosa impensabile per l’epoca poiché anche i partiti più grandi in tanti comuni si presentavano con lista civica. Per assicurare l’apertura regolare dei locali della Federazione aveva assunto un dipendente, tale sig. Romeo, un tipo stravagante ma puntuale e preciso; comprò anche quella che tutti chiamavamo “la macchina del partito”, una vecchia 128 di colore blu con la quale tutti noi giovani portavamo il materiale propagandistico nelle sezioni della provincia e utilizzavamo per l’affissione dei manifesti e gli annunci dei comizi. Fece della “questione morale” la sua principale missione; la dichiarazione di Giorgio Almirante (di cui aveva una vera venerazione e con cui si rapportava periodicamente recandosi personalmente a Roma nella sede di Via Quattro Fontane) “se uno ruba deve andare in prigione e se il ladro e uno dei nostri deve avere l’ergastolo”, divenne la sua filosofia di vita. Nella pubblica amministrazione era temuto ma rispettato, non consentiva scorciatoie, favoritismi o, peggio, illegalità, quando puntava un obiettivo non mollava la presa fino a quando non raggiungeva il risultato, tanto che il Presidente Pirilli lo delegava spesso a seguire lavori pubblici e altre attività sul territorio provinciale. Mi confidò che questo aspetto del suo carattere intransigente e poco incline ai compromessi gli provocò diversi guai, minacce e attentati alla sua persona e alle sue proprietà, come quella volta che si apprestava a rientrare dalla campagna e si accorse, per caso, che due ruote della sua auto, un vecchio fuoristrada color ruggine, avevano i bulloni allentati, episodio che gli salvò la vita.

Ci mancherà questa fulgida figura, questa coscienza critica, questo esempio di estrema rettitudine, che adesso fa parte della storia, la Nostra Storia. Ciao Antonio. La Destra reggina e calabrese si inchina, lista le bandiere a lutto in sua memoria e si associa al dolore della famiglia, in particolare dei figli Sasà, Michele, Francesco e Stefano.

I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata, a causa delle ristrettezze imposte dalle normative anticovid, domani alle ore 15,30 nel Santuario di Maria SS. Del Carmelo in Bagnara Calabra, dove Antonio De Leo ricoprì anche la carica di Priore dell’Arciconfraternita.

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