L’Eternità si è costretta nel tempo

Studenti di Socrate e discepoli di Gesù, due figure a confronto

Eccoci a Natale, l’Eternità si è costretta nel tempo…è il tempo del covid, un tempo strano, insolito che ci condanna alla solitudine. È tempo di pensare. È sempre stata una lotta incessante tra la “luce” che vuole donarsi agli uomini, e questi ultimi che, ottenebrati nel cuore cercano di allontanarla e di spegnerla, fino al punto di credere di poterla togliere di mezzo appendendo Gesù su una croce, come se quello avesse segnato la fine della luce, invece non ha fatto altro che metterla ancora più in evidenza… Parafrasando Schopenhauer, ci rendiamo conto che la morte di Socrate e la crocifissione di Cristo fanno parte dei grandi tratti caratteristici dell’umanità.

Chi è Gesù Cristo?

Considerazioni sull’identità della persona più importante della storia

Per molte persone Gesù era una persona illuminata, un profeta, un grande filosofo, un grand’uomo, o addirittura l’uomo più saggio di tutti i tempi. Tuttavia queste definizioni non descrivono chi realmente fosse Gesù.

Se era “solo” un saggio, o un grandissimo uomo, perché è stato condannato a morte?

Il pensiero vola subito a Socrate, il grande filosofo ateniese, che circa quattrocento anni prima di Gesù, fu condannato a morte.

Quali sono le differenze tra i due personaggi?

La differenza sostanziale è che mentre Socrate si è caratterizzato per cercare la verità, Gesù ha offerto se stesso come la “Verità ”.

Sia Gesù sia Socrate introdussero qualcosa di innovativo nelle rispettive società. Con Socrate, la filosofia si spostò dal ramo della natura a quello dell’uomo e dei suoi problemi (politici, religiosi) e per questo può essere definito il creatore di una nuova mentalità filosofica, possiamo definire rivoluzionario (ovviamente in ambito religioso) Gesù stesso. Gesù capovolse totalmente la concezione religiosa di allora e la dottrina da lui insegnata può riassumersi, molto brevemente, nell’amore verso Dio e verso il prossimo. Egli preferiva utilizzare concetti concreti, che rimanessero in mente, e per questo si serviva di iperboli, paradossi e parabole.

Sia Socrate che Gesù non hanno mai scritto nulla: la loro vita, la loro morale e la loro religione ci sono state filtrate da altri scrittori. Dagli scritti di Platone, Senofonte e Aristotele è possibile tracciare una figura di Socrate; i Vangeli, sia canonici che apocrifi ci narrano la vita di Gesù.

Socrate e Gesù hanno vissuto in povertà e semplicità, applicandosi, nella loro esistenza, nel dialogo e nella pedagogia del volgo. Entrambi furono reputati maestri straordinari, benché nessuno dei due abbia lasciato una sola parola scritta. Entrambi vennero giudicati come traditori dal consorzio politico e religioso del loro tempo. Entrambi vennero messi a morte per le loro idee.

Dopo la morte del filosofo ateniese nessuno ha iniziato un culto alla sua persona, ma piuttosto si è sviluppato un pensiero filosofico post-socratico, il cui massimo rappresentante è stato Platone.

Dopo la missione terrena di Gesù, invece, è iniziato il culto alla sua persona. Questo culto era inizialmente guidato da giudei-cristiani, che quindi avevano riconosciuto in Gesù, il Messia di Israele. Un uomo “deciso a rimanere eternamente fedele a ciò che stava incancellabilmente scritto nel suo cuore, a venerare soltanto l’eterna legge della moralità e colui la cui santa volontà è incapace di essere affetta da altro che non sia quella legge”. La sua missione verso coloro che accorrevano ad ascoltarlo era quella di cercare “di rimuovere con il suo esempio e i suoi ammaestramenti la limitatezza di spirito dei pregiudizi ebraici e dell’orgoglio nazionale, e (…) riempirli del suo spirito che poneva un valore solo nella virtù che non è legata ad una particolare nazione o a istituzioni positive. A confronto sono Gesù e Socrate, due nomi, due potenti figure, simboli delle due tradizioni che fondano la nostra storia occidentale: quella greca e quella giudaico-cristiana. Nella sfida tra l’ebreo Gesù e il greco Socrate, a vincere, agli albori della nostra civiltà, è Gesù, la cultura cristiana.

Cosa profondamente divide i due Maestri?

Da un lato c’è l’uomo che afferma “so di non sapere” dall’altro c’è l’uomo che ha la conoscenza di Dio, è Dio, dunque sa! Quale delle due affermazioni sconvolge di più e quale invece rasserena l’animo umano?

Buon pensiero!

Prof.ssa Raffaella Solano

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